Il mondo dei cavoli è molto variegato e comprende piante anche molto diverse tra loro nell’aspetto. Tra queste, spicca senza dubbio il cavolfiore, poiché è molto apprezzato e cucinato in tanti modi, dai più semplici a quelli più ricercati. Inoltre, esiste in molte varietà con diverse caratteristiche e colori, aspetto che ne rende la coltivazione stimolante.
Possiamo coltivare il cavolfiore con tecniche del tutto sostenibili per l’ambiente e soddisfacenti in termini di resa, una sfida per niente complicata.
Di seguito quindi trovate tutti i suggerimenti per coltivarlo nell’orto, all’insegna di rispetto ambientale ed efficienza produttiva.
Il cavolfiore: la pianta
Il cavolfiore (Brassica oleracea var. Botrytis) è una specie appartenente alla famiglia delle Brassicacee o Crucifere. Questa comprende tutti gli altri cavoli (cappuccio, verza, broccolo, cavolo di Bruxelles, cavolo riccio, cavolo nero, cavolo rapa), la rapa, la cima di rapa, il ravanello, la rucola, la colza, il daikon e altre specie ancora.
Il cavolfiore, così come lo conosciamo, non si trova allo stato spontaneo perché è frutto della selezione dell’uomo a partire da piante progenitrici.
La pianta ha un unico stelo che diventa molto rigido e fibroso. Da questo si sviluppano foglie molto ampie, a margine liscio e di colore verde abbastanza chiaro. Quello che ci interessa della pianta è l’infiorescenza a corimbo quando è ancora chiusa, prima che si aprano i fiorellini gialli.
Da ogni pianta si sviluppa un’unica infiorescenza centrale, che può essere bianca o colorata a seconda delle cultivars, e che deve essere recisa quando ha raggiunto la dimensione finale e ottimale.

Esigenze ambientali: temperature e tipo di terreno per coltivare il cavolfiore
Il cavolfiore è un ortaggio tipicamente associato alla stagione autunno-invernale, sebbene ne esistano cultivars adatte anche alla stagione primaverile-estiva.
La pianta è adatta alle temperature miti, ma non troppo basse. Può continuare a crescere fino a poco sopra gli 0°C, ma al di sotto di questa temperatura arresta la sua crescita e muore in caso di gelate vere e proprie. Deve quindi essere raccolto prima dei freddi intensi.
Anche autunni troppo miti possono però essere negativi, in quanto l’infiorescenza rischia di non formarsi affatto, con la pianta che resta allo stato vegetativo.
Per quanto riguarda il terreno, per coltivare il cavolfiore bisogna prediligere quelli a tessitura di medio impasto, ben lavorati e ricchi di sostanza organica, e pH vicino alla neutralità.
Quando il pH del terreno è acido, sussiste il rischio dell’ernia del cavolo, temuta malattia che può colpire tutte le specie di cavolo e che non ha rimedi, se non la rinuncia alla coltura per qualche anno su quel terreno.
Lavorazione e concimazione di fondo
Il cavolfiore è una specie molto esigente in termini di terreno, che desidera ricco di nutrienti e ben lavorato.

Considerando che le piantine si mettono a dimora tra luglio ed agosto, in genere vengono scelte aiuole recentemente sgomberate dalle coltivazioni precedenti. Se queste erano state ben gestite, in questa fase basta zappettare e rastrellare per riportare il terreno alle condizioni ottimali per accogliere la nuova coltura. Possiamo evitare di fertilizzare solo in condizioni di suolo molto fertile e di abbondante concimazione somministrata alla coltura precedente, ma nella maggioranza dei casi occorre invece farlo.
Possiamo allora distribuire del buon concime organico o organico-minerale, come uno dei seguenti prodotti:
- Bioactive: questo concime è particolarmente interessante in quanto non fornisce solo elementi chimici, ma anche inoculi di micorrize, ovvero quei funghi che entrano in simbiosi con le piante per un mutuo vantaggio. Bioactive contiene inoltre il Trichoderma, altro fungo benefico, poiché migliora la resistenza delle piante ad alcuni patogeni come quelli responsabili delle tracheofusariosi o delle tracheoverticillosi;
- Lo Stallatico: il concime organico più conosciuto da chiunque coltivi, economico e adatto a tutte le colture per un apporto completo ed equilibrato di nutrienti;
- Humus di Lombrico: è un concime organico eccellente, che deriva dalla digestione del letame da parte dei lombrichi, che lo trasformano in un ammendante particolarmente ricco di enzimi ed elementi nutritivi.
Iniziare a coltivare il cavolfiore: semina e trapianto delle piantine
Le piantine di cavolfiore possono essere acquistate, oppure, iniziando in tempo, anche seminate in proprio nei vasetti o in contenitori alveolati. L’importante è che si abbiano piantine pronte al trapianto nella prima metà di agosto e quindi la semina in semenzaio deve necessariamente iniziare entro la metà di luglio e non oltre.
Infatti, sebbene si tratti di una coltivazione autunno-invernale, la messa a dimora delle piantine deve avvenire nell’estate, stagione che ne permette lo sviluppo vegetativo.
Per la semina delle piantine serve un buon terriccio di qualità, come il Terriccio Professionale, substrato derivante da una miscela di fini torbe bionde e torbe brune e arricchito da un concime minerale complesso, adatto allo sviluppo delle piantine nelle fasi iniziali di crescita, fino al momento del trapianto.
Come contenitori si può scegliere tra varie tipologie, da quelli in plastica a quelli più ecologici perché biodegradabili, come in lolla di riso, oppure anche di carta autoprodotti.

Le piantine devono essere trapiantate quando hanno formato 4 o 5 foglie e hanno un’altezza di almeno 15 cm e questo avviene in genere dopo un mese circa.
All’aperto le piantine di cavolfiore devono essere trapiantate a distanze di 60-70 cm, che possono sembrare eccessive ma in realtà non lo sono: le piante a maturità sviluppano un fogliame molto ampio, devono quindi avere spazio per crescere, per consentire a noi di zappettare nel mezzo e anche per ridurre l’incidenza delle malattie fungine, favorite dalle fitte densità di impianto.
Nella fase di messa a dimora, è importante apportare del concime che provveda al fabbisogno di nutrienti della pianta. Tra le soluzioni migliori ci sono:
- Ortofrutta Bio: in questo caso si tratta di un fertilizzante misto, organo-minerale, valido per la crescita e la produzione di tutti gli ortaggi e i fruttiferi poiché contiene tutti gli elementi nutritivi che le colture richiedono;
- Brave Crescita Sana: è un concime che contiene sostanza organica umificata, batteri della rizosfera e inoculi micorrizici, per un effetto nutritivo e biostimolante insieme.
Cultivars di cavolfiore
Le cultivars di cavolfiore che si possono trovare sono numerose, e moltissimi anche gli ibridi F1, per cui si suggerisce di consultare i cataloghi delle ditte sementiere o vivaistiche. La distinzione più evidente è quella per colore: oltre al classico cavolfiore bianco, si trovano quelli rosa, violetti (come il noto Violetto di Sicilia), gialli e arancio, soprattutto da qualche anno. Una varietà tradizionale particolarmente apprezzata è il cavolfiore verde di Macerata, dall’infiorescenza verde chiaro.

Ma è importante anche distinguerli in base all’epoca di maturazione: si va dai più precoci che sono da raccogliere già dopo 70 giorni circa dal trapianto, fino ai più tardivi che hanno un ciclo di 120 giorni e sono più adatti al sud dove le temperature invernali sono miti.
Conoscere le epoche di maturazione delle diverse cultivars consente di poter programmare la coltivazione in base al clima della zona e alle proprie esigenze. Si può infatti desiderare una scalarità di produzione, soprattutto in una coltivazione privata, oppure, al contrario, essere più propensi ad una raccolta contemporanea.
Il noto Romanesco, che viene anche annoverato tra i broccoli, presenta la tipica infiorescenza verde chiara con le punte, che lo rendono molto grazioso esteticamente.
Irrigazioni
Dopo il trapianto, le piantine devono essere irrigate spesso, indicativamente a giorni alterni, una frequenza che assicura la giusta quantità di acqua senza esporre le piante al rischio di marciumi radicali. Nel caso di terreno molto sciolto e drenante, in un clima estremamente caldo e secco, è possibile però che si debba irrigare ogni giorno. Bisogna sempre valutare caso per caso, osservando lo stato delle piante e l’umidità del suolo, per stabilire la cadenza ottimale delle irrigazioni.
Gestione delle erbe spontanee
In estate la pressione dell’erba spontanea può essere ancora molto forte, soprattutto lungo la fila dove si irriga, e magari un po’ meno dove l’acqua di irrigazione non arriva. Attorno alle piante è possibile quindi distribuire un buon strato pacciamante di materiali organici come erba, paglia o fieno, oppure dei teli. L’alternativa è quella di sarchiare e zappettare tra le file ed eliminare manualmente l’erba in prossimità delle piantine.
Prevenire le avversità parassitarie
La prevenzione migliore da malattie e parassiti si articola mediante le rotazioni e con trattamenti preventivi a base di corroboranti. Con questo termine si indicano quelle sostanze di origine naturale che aiutano le piante ad essere più resistenti alle avversità. I corroboranti svolgono un ruolo preventivo, non sono fitofarmaci e pertanto non è richiesto il “patentino” per il loro acquisto e utilizzo.
Consigliamo i seguenti prodotti:
- Zeolite: farina di roccia bianco-grigia. Disciolta in acqua è utile per praticare trattamenti sulla parte aerea delle piante, che la proteggono da patogeni fungini e da insetti. La zeolite assorbe l’umidità presente sui tessuti vegetali, eliminando le condizioni che predispongono lo sviluppo dei funghi. Inoltre, la pellicola abrasiva che formano sulla vegetazione ostacola le attività trofiche degli insetti di vario tipo;
- Lecitina di Soia: è una sostanza estratta dai semi della soia e protegge le piante dalle patologie fungine favorendo la resistenza delle loro pareti cellulari;
- Caolino: è un altro tipo di farina di roccia, in questo caso di minerali argillosi, e protegge da insetti, malattie e anche dalle scottature da sole che possono facilmente capitare in estate.
Le principali malattie crittogamiche che possono affliggere le piante di cavolfiore sono:
- alternariosi: si tratta di un fungo che colpisce le foglie più esterne e il fusto con diffusi imbrunimenti tondeggianti, ed è favorito da temperature miti e umidità;
- peronospora delle crucifere: questo fungo, come quello descritto sopra, è favorito dall’umidità, ma anche da temperature più basse rispetto al precedente, ovvero condizioni tipicamente autunnali. Quando presente, si notano macchie clorotiche sulla pagina inferiore delle foglie, in corrispondenza delle quali è presente invece un’efflorescenza bianco-grigiastra su quella inferiore.
Possiamo bloccare queste avversità con prodotti a base di rame come Rame Active e Rame 10, Rame 30 e Rame 50. Rame Active, che tecnicamente è studiato per sopperire ad eventuali carenze di rame delle piante, riesce anche a bloccare le patologie fungine, ed è potenziato nella sua efficacia dalla presenza di lignosolfonati, sostanze che derivano dalla lignina estratta dalle piante e che favoriscono l’assorbimento fogliare del prodotto.
Raramente, ma non è da escludere, i cavolfiori possono mostrare segni di oidio, determinato dal fungo Erysiphe cruciferarum . In questo caso possiamo trattare le piante con un prodotto a base di zolfo come Zolfo Fluido (in formato liquido) o Zolfo 80 (in formato polverulento).

I principali insetti nocivi
Tra gli insetti che maggiormente colpiscono i cavoli, e quindi anche il cavolfiore, citiamo:
- cavolaia e altri bruchi: le larve di questi lepidotteri si nutrono delle foglie del cavolfiore e possono commettere danni notevoli, se non controllate. Poche piante possono anche essere difese con la semplice raccolta manuale degli insetti;
- cimice rossa e nera: negli ultimi anni è diventata un insetto particolarmente dannoso sui cavoli, poiché punge le foglie lasciandovi tante punteggiature decolorate. Anche in questo caso va bene una raccolta manuale frequente accompagnata da trattamenti con Olio di Neem per un effetto deterrente. Si tratta di un prodotto del tutto naturale, derivante dalla spremitura dei semi dell’albero indiano del Neem.
- afidi: piccoli insetti a tegumento molle, succhiano la linfa da foglie e germogli. Trattamenti a base di Sapone Molle sono efficaci e non inquinanti nella difesa delle piante da questi parassiti. Inoltre, se gli afidi comportassero, come spesso accade, un’eccessiva presenza di formiche, potete scoraggiarle distribuendo Formiplus sul terreno attorno.
Possibili fisiopatie e carenze nutrizionali
Oltre alle malattie causate da patogeni, è possibile che sopraggiungano problemi causati da errori di coltivazione o fattori climatici. Un esempio tipico del primo caso è la prefioritura; quando cioè le piante sono ancora molto piccole e già formano l’infiorescenza, che è destinata a restare piccola. Ciò spesso è dovuto a trapianti troppo tardivi, per cui le piantine hanno subìto un certo stress in semenzaio, con le radici costrette in poca terra per un tempo più lungo del necessario.
Raccolta e produzione del cavolfiore
I cavolfiori si raccolgono in un tempo che spazia tra i 70 giorni dal trapianto ai 120, a seconda delle varietà, e quando l’infiorescenza è pronta. Per esempio, se decidete di coltivare circa 100 mq di cavolfiore, potete ottenerne anche 3 o 4 quintali. Tutti i resti delle piante dovrebbero essere tolti dal terreno e messi in un bel cumulo di compostaggio; si tratta di una pratica virtuosa di riciclo degli scarti agricoli che porta ad avere un concime autoprodotto. Lasciare i resti a decomporsi sul terreno, se non perfettamente sani, potrebbe fornire un sito di svernamento a patogeni e parassiti che poi si ripresenterebbero nell’anno successivo, mentre nel mucchio del compost si verifica una certa disinfezione delle biomasse.
Il cavolfiore in un programma di rotazioni
È abbastanza semplice coltivare il cavolfiore rispettando la buona norma delle rotazioni, basta rispettare alcuni parametri fondamentali:
- si tratta di una brassicacea, quindi non deve seguire né precedere una specie della stessa famiglia per almeno 2 cicli colturali;
- occupa il terreno da luglio/agosto fino a ottobre/novembre;
- è una specie esigente in termini nutritivi, si avvantaggia nel seguire una leguminosa.