Lo stallatico è forse il più comune dei concimi organici che si acquistano, poiché lo si può utilizzare per tutte le piante coltivate, da quelle ornamentali, annuali o perenni, a quelle da frutto o da orto, così come per il prato.
Proprio perché si tratta di un fertilizzante così tanto utilizzato e conosciuto, è utile fare chiarezza su che cosa è e su come usarlo al meglio, nonché sulle sue varianti o evoluzioni che lo rendono ancora più efficace.
Che cos’è

Lo stallatico è un fertilizzante che deriva dalle deiezioni animali, ovvero dal letame. Spesso non è affatto semplice usare del letame tale e quale; questo a causa di lunghe distanze del luogo di coltivazione dagli allevamenti e conseguenti problemi logistici per la consegna, soprattutto se si tratta di piccole quantità per orti privati. Lo stallatico invece è un prodotto confezionato acquistabile in sacchi relativamente leggeri e comodi da trasportare con la propria auto. Può svolgere una funzione analoga a quella del letame di stalla ai fini di una coltivazione produttiva ed ecosostenibile.
Rispetto ad altri concimi naturali e di qualità, lo stallatico ha generalmente un costo inferiore ed è alla portata di tutti coloro che coltivano.
Si può affermare che si tratta più genericamente di un ammendante, cioè una sostanza che aggiunta al terreno è in grado di migliorarne le caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche, andando quindi oltre la mera fornitura di elementi nutritivi per le colture. Lo stallatico, infatti, migliora la struttura del terreno, una proprietà fisica molto importante per le lavorazioni; migliora la vita nel suolo, che si popola così di microrganismi di moltissimi ordini e specie. Tra questi ci sono quelli che se ne cibano e lo scindono in molecole più piccole e adatte all’assorbimento radicale, e anche i funghi antagonisti dei patogeni. Non in ultimo, lo stallatico apporta gli elementi nutritivi necessari alla crescita delle piante e alla loro fruttificazione.
Il materiale di partenza
Il materiale di partenza dello stallatico è letame maturo di bovini ed equini, le due specie animali migliori per questo tipo di prodotto.
In commercio si possono trovare prodotti che fanno riferimento alle proprietà ammendanti. Per esempio, “ammendante compostato verde” ma in tal caso non si tratta di stallatico ma con ogni probabilità di compost, ovvero un ammendante che deriva da resti di potature sminuzzate e compostate, o dalla frazione organica della raccolta differenziata, ad esempio.
Lo stallatico invece deriva dagli allevamenti animali, le cui deiezioni sono “maturate”. Vuol dire che hanno attraversato un processo di trasformazione che le conduce a devitalizzazione della maggior parte dei patogeni, e ad una riduzione degli odori. Per le colture non è positivo utilizzare del letame fresco, che può attirare molte mosche e favorire marciumi radicali.
Diversi tipi di stallatico
Possiamo trovare in commercio stallatico sfuso, avente una consistenza un po’ simile a quella del terriccio, oppure in pellet. Nel secondo caso il prodotto viene fatto maturare, e poi fatto passare attraverso particolari tramogge che lo riducono in pellet.
Lo stallatico in pellet è più concentrato, impiega maggior tempo a disciogliersi rispetto a quello sfuso, e pertanto ha un rilascio di nutrienti più lento.
Lo stallatico: scegliere la qualità
In commercio si trovano molti tipi di stallatico ma dietro a questo appellativo spesso si celano prodotti realizzati in minima parte o per nulla con deiezioni animali. Pertanto, dedicare qualche minuto alla lettura delle informazioni riportare sulla confezione o sulla scheda tecnica può risultare molto utile.
Ad esempio, Lo Stallatico è a base di letame bovino altamente umificato, e per questa sua caratteristica ha un effetto ammendante di alta qualità. Sulla scheda tecnica possiamo leggerne la composizione, ovvero carbonio organico di origine biologica al 24% e azoto totale al 2%. Si può quindi calcolare, ma si può anche leggere, il rapporto C/N pari a 12, ovvero il rapporto Carbonio/Azoto. Un valore troppo alto di questo parametro importante comporterebbe effetti negativi sulla disponibilità di azoto per le piante, mentre 12 è un valore ottimale.

Utilizzo
Lo stallatico, soprattutto se in formato pellettato, deve essere usato con una certa parsimonia; in caso contrario si rischia di “bruciare” le colture e provocare un inquinamento da nitrati. In genere sulle confezioni viene riportato un suggerimento sulle dosi e sui periodi dell’anno in cui distribuirlo, ed è opportuno riferirsi a queste indicazioni, pur tenendo conto del ciclo di ogni coltura e relativi bisogni.
Bisogna evitare di mettere manciate di stallatico nelle buchette del trapianto delle piantine: il prodotto deve essere sparso uniformemente su tutta l’aiuola affinché apporti davvero beneficio al terreno.
Evoluzioni dello stallatico
In commercio, oltre al classico stallatico, possiamo trovare delle varianti interessanti, che partono da questo come base. Sono tutti accomunati dal presupposto di nutrire prima di tutto la terra, favorirne la vitalità e la salute per far crescere delle buone colture produttive senza inquinare. I prodotti di questo tipo, rispetto alla base organica di partenza sono stati integrati con altri processi o sostanze di origine naturale che conferiscono effetti positivi.
Tra questi citiamo:
- Humus di Lombrico: il letame equino e bovino in questo caso viene digerito da lombrichi, allevati appositamente, che lo rendono un ammendante ancora più ricco di nutrienti, enzimi e batteri, e quindi un prodotto altamente benefico per la terra. Il fatto che sia inodore lo rende particolarmente adatto anche alle coltivazioni urbane;
- Bioactive: si tratta di un ottimo concime, adatto per la preparazione del terreno per l’orto o il giardino. Contiene sostanza organica derivante da materie prime selezionate e soprattutto micorrize ed altri organismi utili. Questa preziosa presenza aiuta nella crescita radicale e quindi nell’assorbimento di acqua e nutrienti. Il fungo Trichoderma, contenuto in abbondanza, è un ottimo antagonista dei patogeni terricoli, e costituisce una base di partenza a favore della protezione delle piante, soprattutto dai marciumi radicali. Bioactive è in pellet, e lo si usa alla lavorazione del terreno, distribuendolo uniformemente sulla superficie, oppure nel caso di trapianto di specie arboree, aggiunto alla terra di scavo della buca.