Parlare di orchidee significa fare riferimento ad un vastissimo gruppo di piante che comprende circa 35.000 specie all’interno di oltre 700 generi. Inoltre, a queste si aggiungono innumerevoli ibridi.
In passato era un privilegio di pochi dedicarsi alla passione delle orchidee. Oggi, invece, queste piante dalle fioriture così eleganti sono accessibili a chiunque e si trovano in tutti i vivai. Oltre alle specie coltivate, in natura si possono trovare delle stupende orchidee selvatiche, spesso catalogate tra le essenze vegetali protette.
Molte tecniche di coltivazione accomunano gran parte delle specie, pertanto di seguito ci riferiamo genericamente alle orchidee.
Vediamo come coltivarle per farle stare in salute, avere fioriture generose e prolungate, utilizzando prodotti che non inquinano e che rispettano l’ambiente. Potrebbe sembrare una sfida difficile e invece non è così.
La pianta
Le orchidee nel regno vegetale sono incluse tra le Angiosperme monocotiledoni, ovvero le specie più evolute in assoluto. Si differenziano dalle altre piante, oltre che nella forma e struttura, anche nei seguenti aspetti:

- fecondazione: ciascuna orchidea richiede uno specifico insetto impollinatore;
- apparato radicale: molte delle orchidee sono dotate di radici aeree. Queste hanno la capacità di svolgere la fotosintesi clorofilliana e sono coperte da una struttura spugnosa chiamata velamen;
- foglie e “pseudobulbo”, che sono capaci di accumulare acqua e sostanze di riserva per eventuali momenti di carenza;
- fiore: i fiori delle orchidee sono composti da 3 elementi esterni e 3 interni, che botanicamente sono definiti sepali i primi e petali i secondi. Uno dei petali viene chiamato labello ed è quello più colorato e appariscente perché deve attrarre gli insetti impollinatori. Il labello inizialmente si trova in alto, poi quando il fiore si apre si sposta in basso, a causa della rotazione di 180°C dello stelo fiorale. Quest’ultimo è un particolare fenomeno tipico e specifico proprio delle orchidee, e prende il nome di resupinazione.
- seme: per germinare, deve instaurare una simbiosi micorrizica con particolari funghi.
A scopo pratico le orchidee si suddividono però, per maggiore comprensione, in due macro categorie, in base al substrato su cui vegetano:
- orchidee terrestri o geofite: sono quelle tipiche dei climi temperato-freddi, crescono sul terreno o su un substrato e le loro radici vi penetrano;
- orchidee aeree o epifite: sono quelle provviste di radici aeree e rivestite del tessuto spugnoso chiamato velamen. In natura, allo stato spontaneo, crescono avviluppate ad altre piante, utilizzandole solo come supporto ma senza parassitizzarle. Queste orchidee hanno più bisogno di calore e umidità, in quanto originarie delle aree a clima tropicale.
Esposizione e temperatura
A causa della grande vastità di generi, specie e ibridi di orchidea, non è possibile generalizzare e fornire indicazioni valide per tutte.

Nei confronti dell’esposizione, sebbene esistano tipi che si adattano alla penombra, la maggior parte di loro ama ricevere tanta luce non diretta. Ce ne sono alcune che amano invece la luce diretta dei raggi solari, senza la quale non fioriscono, come quelle del genere Vanda, Cattleya, Oncidium e Cymbidium. Queste ultime in estate possono essere messe all’aria aperta, in modo graduale, ovvero riportandole in casa per le prime notti, al fine di acclimatarle. Le altre invece possono essere posizionate all’interno della casa o in appartamento vicino alla finestra più luminosa. Bisogna però tenere conto del fatto che con lo spostamento del sole, la luce è quasi sempre non diretta.
In mancanza di luce sufficiente, è bene acquistare solo specie prettamente adattabili alla penombra, oppure fare uso della luce artificiale, pratica ormai sempre più diffusa. Allo scopo vanno bene delle lampade al neon.
Catalogazione delle orchidee secondo l’adattabilità
Sono comunque tutte specie da ambienti interni, e vengono catalogate in base alla loro adattabilità alle seguenti condizioni:
- Serre fredde, dove comunque la temperatura minima non scende al di sotto dei 10°C e la massima diurna è di 27°C;
- Serre intermedie: la cui minima notturna è 13°C e la massima diurna 30°C;
- Serre calde, dove la minima notturna è di 15°C e la massima diurna 32°C.
Al momento dell’acquisto di un’orchidea è importante sapere a quale tipo appartiene e regolarsi di conseguenza.
Per quanto riguarda l’umidità, la loro esigenza è alta, soprattutto da parte di quelle specie di origine tropicale. L’ideale è quindi vaporizzare le piante. Nel caso si abbiano più orchidee, un consiglio è tenerle vicine in modo che si aiutino reciprocamente creando un microclima con molta traspirazione. Una curiosità di cui tenere conto: non mettere le orchidee vicino a piante di Ficus, come il classico Ficus benjamin che è molto comune come pianta da appartamento.
Il substrato e i contenitori adatti

Le orchidee non devono vivere in contenitori ampi, al contrario di quanto richiede la maggior parte delle piante. Un ottimo substrato è Terriccio Orchidee. Si tratta di un terriccio ottenuto da una miscela equilibrata di torba e corteccia di pino marittimo sterilizzata. Il prodotto presenta una struttura soffice e porosa grazie all’aggiunta di perlite, e questa caratteristica consente un ottimo sviluppo delle radici evitando al contempo i ristagni idrici.
Questo terriccio è valido praticamente per tutte le orchidee, sia terrestri sia epifite. Deve essere utilizzato, per esempio, quando si rende necessario praticare un rinvaso. Terriccio Orchidee viene venduto in sacchi da 10 litri.
Rinvasi
Periodicamente è necessario sostituire il contenitore per mettere la pianta in un vaso leggermente più grande. Ma non bisogna farlo al momento dell’acquisto come si pratica per altre piante, che si trovano di solito in piccoli contenitori forniti dal vivaio. Le orchidee, infatti, vanno rinvasate solo quando sono visibilmente cresciute rispetto al momento dell’acquisto, oppure quando il terriccio appare deteriorato o quando vi si notano delle muffe.

Per praticare il rinvaso si procede estraendo con delicatezza l’orchidea dal vecchio vaso. Il passo successivo consiste nel pulire le radici dal vecchio terriccio; questi gesto risulta più semplice se prima si bagnano le radici per renderle più elastiche. Una volta pulite le radici, è possibile verificarne lo stato di salute ed eventualmente tagliare le radici morte con forbici pulite.
Sul fondo del nuovo vaso è utile mettere dei grossi pezzi di corteccia per favorire il drenaggio. Successivamente inserire la pianta e riempire il vaso con Terriccio Orchidee. Per i successivi 8-10 giorni, invece di irrigare l’orchidea, è preferibile nebulizzare quotidianamente la sua parte aerea.
Irrigare le orchidee
Nonostante le orchidee amino l’umidità, non devono mai essere intrise di acqua, perché questa è una delle cause più comuni della loro morte. Nessuno ha veramente il “pollice nero”: si tratta di acquisire questa informazione e ricordare di essere parsimoniosi con la somministrazione di acqua.
Un trucco per capire quando irrigare le orchidee dalle radici aeree è osservarne il colore: finché sono verdi non bisogna irrigare; attendere invece che assumano un colore grigiastro chiaro.
Concimazione
In natura le orchidee si accontentano del nutrimento che si trova sulle piante a cui sono aggrappate, e che si accumula magari negli anfratti della corteccia scendendo giù dall’alto. Nella coltivazione domestica dobbiamo però provvedere noi, in quando il substrato su cui crescono è poco.
Possiamo utilizzare il pratico ed efficace Orchidee, concime organo-minerale contenente azoto, fosforo e potassio e i microelementi quali boro, manganese, ferro e zinco. La parte organica del concime deriva da borlande e da alghe brune.
Il prodotto si trova in flaconi da 1 litro (1,2 kg) e per distribuirlo, bisogna diluirne un tappo in 3 litri di acqua. Bisogna ripetere l’utilizzo una volta a settimana nella stagione primaverile-estiva e ogni due settimane in autunno-inverno. Per le orchidee è possibile anche utilizzarlo in nebulizzazione, per assorbimento dall’apparato aereo.
Parassiti e malattie
Le orchidee possono subire attacchi da:

- lumache, invitate dal microclima umido che si genera attorno, soprattutto se le orchidee sono tenute all’aperto nella bella stagione. Possono essere difese con Lumagreen, un prodotto naturale in granuli che si trova in scatole da 1 kg. Possiamo cospargere col prodotto una piccola area larga 4 o 5 cm attorno al vaso dell’orchidea;
- afidi, che possono insidiare gli steli fiorali e i boccioli succhiandone la linfa. Si possono sconfiggere con trattamenti a base di Sapone Molle, da usare con getti molto delicati sulle orchidee (per saperne di più su come combattere gli afidi);
- cocciniglie, che sono un po’ subdole sulle orchidee perché spesso si insinuano in punti poco visibili come le ascelle delle foglie. Si alimentandosi della loro linfa, fino a farle spesso seccare. Si tengono facilmente lontane con Olio di Lino, prodotto completamente naturale che ha l’effetto di migliorare la resistenza delle piante agli attacchi di insetti. Permette. inoltre, di limitare lo sviluppo di quelli già presenti (per saperne di più su come combattere le cocciniglie).