L’olivo è tra le piante più rappresentative del Mediterraneo e della nostra civiltà, nonché la coltura arborea più diffusa su tutto il territorio nazionale. Il nostro paese per l’olivo vanta una grande ricchezza varietale con olivi tipici nei diversi territori. Da questi provengono oli estremamente diversi e interessanti da scoprire.
Come è tristemente noto, in anni recenti l’olivicoltura è stata minacciata, oltre che dai consueti parassiti che gli agricoltori erano già abituati a combattere, dal batterio responsabile della Xylella fastidiosa, con ingenti danni e perdite di olivi secolari in varie zone della Puglia. Ciononostante, questa coltivazione rappresenta ancora un grande segmento della nostra agricoltura, benché attualmente un po’ in declino a causa anche di molti abbandoni di terreni.
Sono molte le famiglie che, pur non avendo una vera e propria azienda agricola, producono l’olio per il proprio consumo grazie al possesso di uliveti di piccole e medie dimensioni.
Oltre alla produzione di olio, tuttavia, l’olivo è anche una pianta di valore ornamentale, anche in virtù del suo essere una sempreverde dalla bella chioma globosa e folta.
Questo articolo è quindi dedicato alla coltivazione e la cura dell’olivo, dalla messa a dimora in poi, osservato sia dal punto di vista produttivo sia da quello ornamentale.

La pianta
L’olivo (Olea europea), chiamato anche ulivo, fa parte della famiglia delle Oleacee, in cui rientrano altre specie arboree come frassini e ligustri. Si tratta di una specie sempreverde molto longeva, caratterizzata da una chioma naturalmente globosa. Questa è composta da foglie piccole dalla spessa cuticola, di colore verde scuro sulla pagina superiore e bianco su quella inferiore. Il tronco è striato e non si accresce in modo uniforme ma ad ondate cicliche.
Tipica dell’olivo è la produzione di numerosi polloni, ovvero rami basali e inutili ai fini produttivi; nascono da gemme avventizie presenti sulla ceppaia e che devono essere rimossi senza indugio con operazioni di taglio.
L’ambiente ideale per l’olivo
L’olivo è una pianta Mediterranea che rifugge il freddo, e questo ne ha limitato l’espansione nelle regioni a nord e in montagna, benché nel tempo si sia sempre più esteso anche oltre le zone classiche. Tollera terreni poco fertili e anche la siccità, benché quest’ultima incida però in negativo sulla produzione.
Iniziare la cura dell’olivo: mettere a dimora una pianta di olivo
Per avviare la coltivazione di un uliveto vero e proprio, professionale o amatoriale, è necessario un minimo di progettazione, che definisca accuratamente la superficie, le lavorazioni, le cultivar, i sesti da adottare e l’eventuale mercato di sbocco.
Se invece si vuole semplicemente far crescere un esemplare a fini ornamentali, basta scegliere una pianta da un vivaista, considerando che ne vendono di diverse età e varietà. Si trovano anche esemplari adulti di olivo, sistemati in vasi di grandi dimensioni ma mai realmente sufficienti per i bisogni della pianta, che risulta quindi un po’ sacrificata. Più piccola è la pianta al momento del trapianto, meglio attecchirà nel luogo in cui verrà messa a dimora. Per una sola pianta conviene scegliere una varietà da mensa invece che da olio.

In ogni caso la buca da scavare deve avere un volume almeno corrispondente, e possibilmente maggiore, di quello della zolla di terra. Di norma si scava la buca con una vanga appuntita, o mediante l’aiuto di una trivella nel caso di terreno tenace e di trapianto multiplo.
Al momento della messa a dimora si deve praticare una generosa concimazione di fondo, aggiungendo del fertilizzante di qualità alla terra di scavo. Se disponibile letame, ben venga, a patto che sia maturo e non fresco, altrimenti può danneggiare le radici.
Altrimenti, si possono scegliere dei concimi generici o specifici.
Concimi “classici” per l’agricoltura biologica
Per esempio, alcuni concimi “classici” e ammessi in agricoltura biologica sono:
– Lo Stallatico, consistente in letame pellettato, molto concentrato e nutriente;
– La Pollina, sempre in pellet, deriva dalle deiezioni di polli e galline ed è particolarmente ricca di azoto;
– Cornunghia, che deriva dai sottoprodotti della macellazione ed è caratterizzata da una lenta cessione dell’azoto, ottima quindi per la messa a dimora perché la pianta riceve nel tempo il nutrimento di cui ha bisogno.
Più efficace e completo rispetto alle soluzioni sopra elencate, ideale per nutrire la pianta e prevenire alcuni funghi patogeni, vi è il concime innovativo Bioactive, anche questo di matrice organica e arricchito del fungo buono Trichoderma, che compete con i funghi patogeni nel suolo e inoculo di micorrize. Il prodotto, nel caso di utilizzo al trapianto, può essere aggiunto alla terra della buca nelle dosi di 500-700 grammi.
Concimi specifici per la cura dell’olivo
Tra i concimi più specifici per l’olivo ci sono:
– Olivo Bio, un concime organico pellettato misto contenente azoto, potassio e anche boro, elemento indispensabile ad assicurare una buona fioritura. Lo si trova in sacchi da 25 kg ed è utilizzabile in olivicoltura biologica;
– Fertilolivo, particolarmente indicato proprio per l’olivo e disponibile in sacchi da 10 kg. Si tratta di un concime minerale, in formato granulare, con titoli NPK 10-5-5 e presenza di boro e di ferro. Il prodotto cede nutrienti per circa due mesi e può essere utilizzato ogni anno.
La gestione dell’olivo
Sebbene molto spesso si tenda a considerare l’uliveto come una piantagione rustica che richiede poche cure, in realtà per ottenere del buon prodotto qualitativamente e quantitativamente, bisogna prendercene cura con costanza e con diversi interventi nel corso dell’anno.
Concimazioni per la cura dell’olivo
La concimazione non è da trascurare per questa pianta. Una buona nutrizione, infatti, aiuta a ridurre il tipico fenomeno dell’alternanza di produzione, secondo cui gli ulivi producono ad anni alterni. Infatti, l’alternanza è solo in parte dovuta a motivi climatici ed è soprattutto legata alla gestione, a cui le piante giovani sono particolarmente ricettive.
Per le concimazioni annuali si possono utilizzare benissimo i prodotti esaminati sopra, tenendo conto che in questo caso devono essere sparsi sulla proiezione della chioma sul terreno, o nel caso di coltivazione in vaso, amalgamati ai primi centimetri di terriccio.

Gestione dell’inerbimento per la cura dell’olivo
La gestione più ecosostenibile del terreno dell’uliveto è quella che non prevede lavorazioni tra i filari ma la crescita di erba spontanea, perché questa preserva dall’erosione, protegge la biodiversità e il tenore di sostanza organica. Naturalmente la crescita dell’erba deve essere tenuta a bada con decespugliatori, trinciasarmenti o grazie alla presenza di pecore al pascolo.
Potature
La potatura per l’olivo è sicuramente una delle cure colturali di maggiore rilievo. La si pratica nel periodo compreso tra marzo ed aprile, a differenza degli altri fruttiferi, poiché l’olivo fiorisce più tardi, ovvero a maggio.
Non è possibile esaurire in un solo articolo un argomento così vasto e complesso, ma certamente si possono dare dei cenni importanti.
Con la potatura bisogna raggiungere diversi scopi quali:

– dare alla pianta la forma voluta: questo è un obiettivo da portare avanti nei primi anni dalla messa a dimora. Si tratta di quella fase che nel gergo tecnico viene definita “fase di allevamento”. La forma più naturale per l’olivo è il globo. Ma non è l’unica: un’altra forma che ha preso molto piede è il vaso policonico. In questo caso la chioma è suddivisa in più grandi branche su cui si formano i rami produttivi;
– equilibrare il carico produttivo della pianta;
– arieggiare la chioma, in modo che vi penetri la luce e non ci sia l’ambiente favorevole a parassiti come le cocciniglie;
– eliminare le parti danneggiate, per esempio dalla carie. Questa operazione, che si chiama anche “slupatura” consiste nel “grattare via” tutto il legno affetto da carie per poi disinfettare, in modo che il processo degenerativo non prosegua.
Irrigazione
Raramente l’uliveto viene irrigato, perché viene quasi sempre piantumato in zone dove è difficile far arrivare l’acqua di irrigazione e si conta sul fatto che si tratta di una coltura abbastanza resistente alla siccità. Tuttavia, anche l’olivo trae molto beneficio dall’irrigazione e questa pratica incide molto sulla produzione.
Purtroppo, negli ultimi anni, a causa dei cambiamenti climatici, si assiste ad estati sempre più siccitose, con pochi eventi meteorici, e di conseguenza almeno gli impianti giovani devono essere irrigati abbastanza regolarmente, meglio se con un impianto a microirrigazione. Una pianta singola può essere agevolmente irrigata con la canna, se adulta anche ogni due settimane.
L’irrigazione è indispensabile per la cura dell’olivo in vaso.
La cura dell’olivo: la difesa fitosanitaria
L’olivo può subire attacchi da svariate patologie fungine e batteriche, nonché da insetti nocivi.
Per una gestione sostenibile della pianta o dell’uliveto in sé, per fortuna adesso ci sono tante soluzioni che consento di evitare l’uso di prodotti chimici aggressivi per l’ambiente.
Uno di questi è sicuramente il caolino, come “Polvere di roccia caolino”, disponibile in sacchi da 5 kg. È molto utile, ad esempio, nella prevenzione dagli attacchi della fatidica mosca (Bactrocera oleae). Il caolino è un fine minerale argilloso, costituito prevalentemente da caolinite, di colore biancastro. Utilizzato per trattamenti, diluito in acqua e irrorato su tutta la chioma, forma su di essa una sottile pellicola che ostacola l’ovideposizione del temuto insetto. La mosca, infatti, depone le sue uova nelle olive in via di maturazione, e dalle uova nasce una larva che si nutre della polpa. La mosca è per l’olivo il “fitofago chiave” ovvero quello che più di ogni altro, se incontrollato, può arrivare a penalizzare quasi completamente il raccolto. In genere la mosca viene debellata tramite trattamenti insetticidi, ma è possibile frenarne lo sviluppo con più trattamenti a base di questo prezioso prodotto ad effetto corroborante.

Il caolino non penetra nei tessuti vegetali e la sua funzione resta attiva fintanto che un’eventuale pioggia non lo dilavi via. In questo caso bisogna ripetere il trattamento subito, altrimenti basta dopo un paio di settimane. Contro la mosca i trattamenti preventivi col caolino devono iniziare ad avvenire almeno nel mese di luglio, quando le olive iniziano a crescere e la mosca a ovideporre. [Per approfondire le tecniche di prevenzione per la mosca dell’olivo clicca qui]
Non bisogna temere che questa patina chiara sulle piante ostacoli la fotosintesi clorofilliana perché gli stomi, ovvero le aperture fogliari, mantengono la loro funzionalità. Inoltre, il caolino non incide in negativo sulla qualità dell’olio.
Le cocciniglie sono un altro fastidio non da poco, soprattutto la “cocciniglia mezzo grano di pepe”, che si attacca ai giovani rametti e alle foglie sottraendone la linfa. Contro la cocciniglia bisogna fare dei trattamenti con olio minerale.
La cura dell’olivo dalle malattie fungine e Rame 10
Tra le malattie fungine più comuni vi è il cicloconio o “occhio di pavone”, che si manifesta mediante macchie sulle foglie, di colore nerastro con zone concentriche. La prevenzione migliore si articola mediante una corretta potatura che arieggi le chiome e vi eviti i ristagni di umidità, e con concimazioni equilibrate, che evitino gli eccessi di azoto.
Quando la patologia è grave può provocare la caduta di molte foglie, quindi bisogna fermarla in tempo. Allo scopo si possono utilizzare Rame 10, che di fatto è un fertilizzante che apporta rame, boro e manganese, utile nei casi di carenze di questi elementi, ma che può esplicare anche un effetto fungicida. Per il suo utilizzo è importante rispettare le dosi e le modalità indicate sulla confezione o sulla scheda prodotto. Su quest’ultima si legge che, a proposito dell’olivo, è consigliata la diluizione di 80-100 ml di prodotto in 10 litri di acqua per un trattamento.
La raccolta delle olive

La raccolta delle olive avviene in autunno, generalmente durante il mese di ottobre, a volte anche a novembre. È bene però non attendere troppo oltre la maturazione, perché la mosca continua a fare danni e la qualità dell’olio comunque peggiora. La raccolta negli uliveti piccoli può essere anche solo manuale, con l’ausilio di reti da stendere sotto le chiome, o agevolata con attrezzi scuotitori. Se si ha una sola pianta di olivo da mensa, le olive hanno dimensioni più grandi e possono essere messe in salamoia per far loro perdere il sapore amaro.