Il lampone è un piccolo frutto dal sapore molto dolce ed è per questo tra i più amati della categoria. Come mora, mirtillo e ribes, anche il lampone produce prevalentemente in estate ed è quindi un vero alimento salutare di cui fare il pieno nei mesi caldi, quando servono tante vitamine e sali minerali.
Il lampone si conserva per poco tempo dopo la raccolta, e per questa ragione una coltivazione in proprio, finalizzata all’autoconsumo, è l’ideale per gustare questo frutto appena raccolto e per evitare ogni spreco.
Di seguito sono riportati tutti i consigli per una coltivazione del tutto ecosostenibile del lampone, dalle fasi che precedono il trapianto fino alla raccolta del frutto. I suggerimenti sono finalizzati ad ottenere rese soddisfacenti senza impattare sull’ambiente, e in linea generale valgono sia per chi vuole sono coltivare qualche pianta per curiosità e per autoconsumo, sia per coloro che desiderano introdurre questa coltura in azienda, per diversificare le proprie produzioni. La coltivazione del lampone è ottima per le aziende agricole piccole che devono ottimizzare le proprie superfici con qualcosa di redditizio e per gli agriturismi che, ad esempio, possono proporre a colazione le proprie marmellate di lamponi.
La pianta di lampone
Il lampone (Rusbus idaeus) è una specie arbustiva appartenente alla famiglia delle Rosacee, come il rovo, le rose, e anche le piante da frutto come melo, pero, pesco, albicocco e altre ancora.
La ceppaia dell’arbusto è perennante, mentre i polloni che si formano dalla base si rinnovano ogni anno. I polloni tecnicamente sono i germogli o getti e hanno spine corte e meno pungenti rispetto a quelle delle more. Si generano in primavera e diventano tralci ad agosto, dopo la lignificazione, e sono quelli che porteranno i frutti nell’anno successivo, per poi disseccare.
I primi frutti a maturare sono quelli che si formano in cima ai tralci. Nelle varietà più comuni sono rossi, ma esistono anche varietà di lamponi neri, violacei e gialli.
In Italia il lampone si trova facilmente allo stato spontaneo nelle zone montane del centro e del nord, mentre è più raro al sud. Cresce in particolare nelle radure e al limitare dei boschi del nostro Paese e nel resto dell’Europa.
Lamponi uniflori e lamponi rifiorenti
Tra le tante varietà di lampone disponibili in commercio, una primaria distinzione è tra quelle uniflore, che generano una sola produzione concentrata tra giugno e luglio, e quelle rifiorenti, che producono una volta in estate e poi in autunno. In questi ultimi tipi di lamponi, infatti, le gemme dell’apice del pollone, danno frutti subito al primo anno di formazione, in autunno. Dopodiché questa porzione di ramo secca e deve quindi essere tagliata, mentre tutto il resto del tralcio sottostante produrrà nell’anno seguente, in estate come nei lamponi uniflori.
Esigenze di clima, esposizione e terreno
Il lampone cresce fino a 1500 metri s.l.m. e in molte aree del Nord Europa, pertanto riesce a tollerare bene il freddo invernale. Inoltre, sfugge abbastanza facilmente alle gelate primaverili grazie a una fioritura tardiva.
Ama suoli molto ricchi di sostanza organica, leggermente acidi e privi di calcare, o che contengano al massimo il 5-6% di calcare attivo. Conviene realizzare un’analisi preliminare del terreno, quanto meno per misurare il valore del pH, perché se questo fosse alcalino dovrebbe essere corretto, per esempio con Zolfo 80. Tuttavia, non si tratta di una specie così fortemente acidofila come il mirtillo.
La tessitura del suolo può essere di diverso tipo, anche argillosa, purché sia assicurato un sufficiente drenaggio che eviti il rischio di marciumi radicali. Su terreni pesanti conviene coltivare sistemando lo spazio mediante una baulatura o aiuole rialzate, così che venga garantito lo sgrondo dell’acqua di troppo.
Per quanto riguarda l’esposizione migliore per il lampone, sebbene lo si trovi facilmente in condizioni di mezz’ombra tra i boschi, le migliori produzioni si ottengono al sole, in posizioni leggermente ventilate, in cui viene ridotto il rischio di malattie favorite da ristagni di umidità. Tuttavia, i venti troppo forti spezzano i tralci e dovrebbero essere evitati con dei frangivento.

Preparare il terreno per i lamponi
Prima del trapianto della piantina, o dei filari di lamponi, è fondamentale una buona preparazione del terreno, che consiste nelle lavorazioni e in una buona concimazione di fondo da realizzare preferibilmente mediante prodotti di origine naturale, organici o organo-minerali.
Il concime deve essere sparso lungo tutto il filare e nelle singole buche in cui trapiantare le piantine.
Tra i prodotti suggeriti di Agribios Italiana srl citiamo:
- Bioactive: è un fertilizzante speciale, perché nutre suolo e piante ma aiuta anche nella prevenzione dei marciumi radicali, poiché è arricchito di funghi antagonisti ad azione benefica;
- Humus di Lombrico: è letame digerito dai lombrichi e reso molto più ricco di batteri, enzimi ed elementi nutritivi;
- Lo Stallatico: il classico concime organico derivante dalla disidratazione del letame e la sua riduzione in pellet, ottimo per tutte le colture;
- La Pollina: deriva dalle deiezioni di polli e galline e contiene in particolare azoto e fosforo;
L’impianto di lamponi
Per la messa a dimora dei lamponi si devono scavare delle buche, una per ciascuna piantina.
La sistemazione migliore è a file organizzate con pali a doppia T e 2 coppie di fili metallici disposti in orizzontale, una coppia in basso, sotto il metro di altezza e l’altra a circa 1,5 m, in modo che le piante si mantengano contenute al loro interno. Questa sistemazione è proponibile anche per piccolissime coltivazioni domestiche, perché consente di praticare tutte le cure passando tra le file senza ritrovarsi con i piedi in un groviglio di tralci. Tra ogni piantina si lasciano circa 50 cm, mentre tra le file 2-2,5 metri.
Irrigazioni
Le irrigazioni sono fondamentali per il lampone, che ha un apparato radicale superficiale, compreso per la maggior parte nei primi 25 cm di suolo. Gli interventi però devono essere sempre relazionati al tipo di terreno e soprattutto al meteo, evitando di eccedere con l’acqua.
Se si realizza un impianto a goccia, ottima soluzione per risparmiare acqua e tempo e per ridurre l’insorgenza delle malattie fungine, va bene stendere un tubo forato lungo ciascuna fila di lamponi.
Concimazioni annuali
Ogni anno, all’inizio della primavera, è importante aiutare la ripresa delle piante con una concimazione generosa mediante gli stessi prodotti descritti per apportare sostanza organica e ripristinando i nutrienti con concimi organo-minerali come Ortofrutta Bio e All Crops. Questo assicura sempre disponibilità di nutrienti per la pianta e quindi buone produzioni.
Inerbimento tra i filari e pacciamatura
L’impianto dei lamponi a filari presuppone la cura dello spazio tra le file, che si riempie inesorabilmente di erba spontanea. Questa vegetazione non è da ritenere negativa, ma anzi costituisce una risorsa, purché sia ben mantenuta. La migliore gestione dal punto di vista ecologico è lasciare crescere l’erba tra i filari, senza lavorare il terreno con motozappa, ma contenendone lo sviluppo mediante sfalci periodici.
Attorno alle piantine può convenire una buona pacciamatura con teli, o meglio ancora con foglie, paglia o aghi di pino.
Chi ha solo poche piante può pacciamare con un materiale naturale che dura a lungo ad è esteticamente gradevole, come Corteccia di Pino.
Potare i lamponi
La potatura del lampone deve essere praticata ogni anno sul finire dell’inverno. Per entrambi i tipi di lampone, unifloro e rifiorente, vale la regola di eliminare alla base tutti i tralci esauriti, che si riconoscono bene da quelli nuovi perché rispetto a questi ultimi sono secchi. Contestualmente si eliminano anche gli eventuali getti nuovi in esubero, soprattutto quelli cresciuti in mezzo al filare, e si mantengono solo quelli che possono stare contenuti all’interno dei fili metallici.
Per i lamponi rifiorenti si cimano anche i tralci nuovi in autunno, dopo la fruttificazione.
Dopo la potatura risulta molto utile trattare le piante con Propolis, un corroborante che svolge un’azione protettiva delle piante dalle ferite di taglio, possibili siti di ingresso dei patogeni.
Prevenire le avversità con i corroboranti
Le piante di lampone devono essere protette per tempo dalle possibili avversità di natura parassitaria e non parassitaria (abiotica). I corroboranti sono proprio prodotti che aiutano nella prevenzione, poiché contribuiscono notevolmente a rendere le piante più forti, stimolandone i meccanismi di difesa naturali.
Tra i corroboranti, oltre alla già menzionata Propoli, citiamo anche Equiseto, Tannino, Diato Pro, Lecitina di soia, Zeolite. Per approfondire le funzioni di ciascun corroborante clicca qui.
L’uso di questi prodotti richiede costanza e tempestività, ma in compenso consente di ridurre notevolmente i trattamenti con insetticidi e fungicidi, e in alcuni casi migliora anche il sapore dei frutti.
Malattie del lampone
Il lampone può andare soggetto alle seguenti malattie:
- marciumi radicali da Phytophtora, favorite dai ristagni idrici. Causano il deperimento delle piante colpite, che inizia da imbrunimenti basali e culmina con il disseccamento di interi polloni;
- marciumi radicali da Armillaria che causano sintomi abbastanza simili a quelli descritti sopra, ma in più vi sono il tipico feltro biancastro alla base della pianta e la presenza di funghi chiodini nei paraggi. Per arginare entrambi i tipi di marciume è importante lavorare sulla presenza nel suolo di funghi antagonisti, che competono con quelli nocivi. Tricoder è un prodotto adatto allo scopo perché contiene una grande quantità di Trichoderma, che è proprio un fungo benefico che aiuta a risanare i terreni infetti;
- botrite: in condizioni di umidità questo fungo può determinare perdite di produzione, facendo ammuffire i frutti. Per bloccare questa patologia e anche i cancri da Didymella, si possono distribuire sulle piante dei prodotti che contengono rame, come Rame Active, Rame 10, Rame 30, Rame 50 e Solfato di Rame, concimi a base di rame che svolgono anche una funzione protettiva;
- oidio: dalla primavera le piante possono essere colpite dal mal bianco o oidio, riconoscibile per le caratteristiche chiazze biancastre e polverulente su foglie e steli. La patologia può essere fermata facilmente con trattamenti a base di Zolfo Fluido.
Insetti nocivi
I principali insetti nocivi a carico del lampone sono:
- il moscerino dei piccoli frutti, Drosophila suzukii, da controllare mediante l’installazione di reti antinsetto disposte lungo tutto il filare, un mezzo meccanico che risulta molto utile anche contro la cimice asiatica, le altre cimici e la Popilia japonica;
- afidi, che succhiano linfa alle piante ed emettono melata. Si combattono facilmente con Sapone Molle, corroborante molto efficace contro questo e altri insetti a tegumento molle;
- cocciniglie, che si attaccano ai rametti, succhiano linfa e possono portare a diffusi ingiallimenti delle piante. Possiamo allontanarle mediante Olio di Lino;
- ragnetto rosso, da combattere con l’olio essenziale di arancio dolce, un insetticida del tutto ecologico, ammesso in agricoltura biologica e registrato anche per il lampone contro questo acaro dannoso.
Raccolta e resa
Da colture gestite bene, curate e concimate con costanza, si possono ottenere fino a 10 kg di frutti ogni 10 metri quadrati di coltura. Se si realizza un piccolo impianto di 5 metri per 6 metri (30 mq), superficie realistica negli orti e giardini familiari, ci si può attendere quindi una trentina di kg all’anno come produzione massima, in condizioni ottimali. La raccolta, scalare e distribuita su qualche settimana, consente di gustare frutti sempre freschi per un discreto periodo estivo. Tuttavia, come noto, i frutti si prestano facilmente alla trasformazione in marmellate come soluzioni valide per gestire grandi quantità di frutto raccolto e non consumabile presto.

Moltiplicare la coltura tramite polloni
Una volta avviata una coltura di lampone, se l’interesse è espanderla, lo si può fare in modo semplice e gratuito utilizzando i polloni che nascono in sovrannumero. Questi, infatti, possono essere estratti da terra con le radici a fine inverno e ripiantati nel luogo opportuno per allungare il filare.