Il peperone è uno degli ortaggi estivi più importanti, e sebbene non sia immancabile come il pomodoro e l’insalata, è comunque molto presente nelle coltivazioni amatoriali. Avete mai pensato anche voi di coltivare il peperone?
La sua coltivazione, se si considera di iniziarla tramite il seme, avviene già dalla fine dell’inverno, per terminare poi in autunno inoltrato.
Durante tutto questo tempo sono molte le cose da fare per produrre con successo i peperoni, utilizzando le conoscenze e i mezzi dell’agricoltura ecosostenibile. In questo modo l’impegno viene ripagato da un raccolto di frutti sani e numerosi, che non hanno avuto un impatto negativo sull’ambiente.
Bisogna partire col piede giusto e avere poi costanza nelle cure colturali.

La pianta e la famiglia di appartenenza
Il peperone (Capsicum annuum) è una pianta erbacea annuale, con stelo glabro, ovvero privo di peli, e appartenente alla famiglia delle solanacee come patata, melanzana e pomodoro. Ha una radice fittonante molto ramificata ma abbastanza superficiale, foglie alterne e lanceolate, e fiori che si sviluppano all’ascella delle foglie o delle ramificazioni. I fiori sono ermafroditi, ovvero contengono sia gli organi maschili deputati alla produzione del polline sia quelli femminili con l’ovario. Una volta fecondato il fiore, si sviluppa il frutto, che botanicamente è una bacca cava internamente e dalla parete carnosa. Il fiore si autofeconda, ma sono possibili le fecondazioni incrociate ad opera di insetti impollinatori.
Dal punto di vista botanico, perone dolce e peperone piccante sono la stessa specie in varietà diverse. Sono molte le varietà di peperoni in entrambi i gruppi. Le varietà di peperone piccante si differenziano da quelle dolci perché contengono un alcaloide che si chiama capsaicina ed è responsabile della piccantezza.
Sul colore, inizialmente i peperoni acerbi sono tutti verdi, per poi virare al rosso o al giallo; altre varietà sono giallo limone e poi virano all’arancio, mentre alcune varietà piccanti sono viola e poi diventano rosse.
Stagionalità
Il peperone è un classico ortaggio a maturazione estiva, e la coltivazione occupa il terreno dalla seconda metà di aprile, o inizio maggio, a seconda delle annate e della latitudine e altitudine del luogo, fino all’autunno. Queste indicazioni valgono per la coltura all’aperto, mentre disponendo di una serra o un tunnel non riscaldati si può avere un anticipo di due o tre settimane sul trapianto delle piantine e quindi anche sull’inizio della produzione.
Le temperature diurne ideali sono comprese tra 25 e 28°C, quelle notturne tra 16 e 18°C; invece un caldo sempre oltre i 30-35°C determina una cascola dei fiori, e quindi una netta riduzione della produzione. Nel pensare alle colture estive molto esigenti in fatto di calore, infatti, è sbagliato credere che più caldo fa, meglio è per loro. Oltre un certo limite anche un caldo eccessivo è dannoso.
La pianta muore a 0 °C, per questo ai primi freddi autunnali la coltura può dirsi terminata.
Iniziare a coltivare il peperone: la semina delle piantine
Se si desidera partire con la semina in semenzaio, bisogna iniziare all’inizio o a metà marzo, in modo tale da avere le piantine pronte dopo un mese e mezzo circa.
Sicuramente è molto più facile e comodo acquistarle direttamente presso un vivaio, però seminarle e vederle nascere è un grande piacere, soprattutto se si tratta di semi conservati dalla coltura dell’anno precedente, e prelevati da un peperone particolarmente bello e sano.
Il semenzaio richiede qualche cura e attenzione, ma non è così difficile da gestire. Una volta acquistata, o autocostruita la struttura, e avendola collocata al sole, bisogna assicurarsi di avere i contenitori e il terriccio per le semine.
I primi possono essere vasetti, contenitori di recupero come i vasetti dello yogurt o le note vaschette nere conservate dall’acquisto precedente di piantine. Attualmente si sono diffusi molto anche i contenitori biodegradabili, che si interrano direttamente insieme alla piantina al momento del trapianto.

Come terriccio, è bene puntare sulla qualità. Terriccio Professionale è un’ottima scelta, perché si tratta di un substrato molto fine, pensato proprio per rendere agevole la semina e quindi la germinazione dei semi. Si tratta di una miscela di torbe bionde e brune selezionate, con aggiunta di un concime minerale complesso a base di azoto e fosforo, per la crescita delle piantine nelle loro prime fasi.
Volendo, fin dalla semina, utilizzare substrati ammessi anche in agricoltura biologica, si può scegliere invece, Terriccio Special. Anche in questo caso si tratta di una miscela di torbe pregiate, insieme ad un 20% di ammendante compostato verde.
Il terriccio scelto deve riempire gli alveoli o i vasetti fino all’orlo. Dopodiché si preme delicatamente, si cerca di inserire un solo seme per ciascun alveolo, eventualmente anche con l’aiuto di una pinzetta, e si ricopre con un velo di altro terriccio. L’irrigazione deve poi essere molto leggera, con un getto delicato.
Gestire il semenzaio
Una volta seminate le piantine, dovranno restare al caldo del semenzaio, il quale deve essere scoperto nelle giornate assolate, almeno nelle ore più calde. In questo modo viene favorita la ventilazione del semenzaio stesso, eliminando i ristagni di umidità che potrebbero favorire alcuni patogeni fungini.
L’irrigazione delle piantine deve sicuramente avvenire in modo frequente, ma senza una cadenza prestabilita. Infatti, ci sono giornate primaverili molto calde e secche, altre piovose e umide, e di conseguenza lo stato delle piantine può essere molto diverso. Bisogna evitare di distribuire troppa acqua, che causerebbe marciumi, o controllare sempre lo stato del terriccio per decidere se annaffiare o rimandare.
Preparazione del terreno per coltivare il peperone
Il peperone è un forte consumatore, ovvero è piuttosto esigente nei confronti del terreno, che vuole fertile e ben lavorato.
La preparazione del terreno dipende molto dalla situazione in cui esso si trova e della sua gestione passata, ma sicuramente prima del trapianto delle piantine è necessario lavorarlo e concimarlo.

Lavorazioni
La lavorazione del terreno deve essere fatta assicurando uno strato soffice di circa 30 cm all’apparato radicale. La lavorazione principale si esegue di norma con una vangatura, che si può però sostituire con l’uso del forcone a denti dritti e robusti, attrezzo che assicura un allentamento profondo del suolo senza rivoltarlo. Il forcone viene spesso usato al posto della vanga negli orti biologici, perché rispetta gli strati del suolo con indubbi vantaggi ecologici, salvaguardando i microrganismi presenti nei diversi strati, e inoltre risparmia una notevole dose di fatica a chi esegue il lavoro.
L’ideale, dopo la vangatura, è la formazione di aiuole leggermente rialzate dal piano del suolo, di circa 15 cm. Questo favorisce un ottimo drenaggio dell’acqua piovana, ed è quindi una forma di prevenzione verso i marciumi radicali, soprattutto nel caso di terreni argillosi.
Le aiuole così formate devono essere concimate, zappettate e pareggiate accuratamente con un rastrello.
Concimazione di fondo
Il peperone è una coltura esigente e ama terreni fertili e ricchi di sostanze nutritive. Al momento della preparazione del terreno bisogna provvedere alla concimazione di fondo. Prodotti sicuramente efficaci e sostenibili sono:
- Humus di Lombrico: deriva da letame bovino ed equino trasformato da lombrichi allevati appositamente; si tratta di un ammendante al 100% naturale e ricco di elementi nutritivi, enzimi e batteri. È capace di nutrire bene le piante e aiutarle, in fase di trapianto, ad evitare lo shock iniziale. Le piantine vengono quindi aiutate nel processo di attecchimento. Per gli ortaggi, compreso il peperone, sono consigliati 200-300 gr/mq, e quindi, considerando che il prodotto è venduto in sacchi da 3,5 kg, vi si possono concimare circa 14 mq di orto;
- Ortofrutta Bio: si tratta di un concime completo in pellet, ammesso in agricoltura biologica e avente come titoli NPK 6.8.12. Oltre ad azoto, fosforo e potassio, contiene anche microelementi come ferro, manganese, boro, rame e zinco. Per gli ortaggi è consigliato usarne 80 gr/mq, e quindi in questo caso, un sacco da 4 kg è sufficiente per 50 mq di orto;
- Bioactive: questo è un prodotto particolare, perché oltre ad apportare sostanza organica preziosa per la terra, contiene inoculi di micorrize e altri microrganismi utili quali il Trichoderma. Questa combinazione aiuta le piante ad essere protette dai patogeni terricoli e potenzia anche il loro sviluppo radicale, con una migliore assimilazione dei nutrienti presenti nel terreno e un più efficiente assorbimento idrico. Bioactive deve essere distribuito in dosi di 100 gr/mq, e quindi un sacco da 4 kg basta per 40 mq.
Il trapianto
Le piantine di peperone sono pronte per il trapianto quando sono alte circa 15 cm. In genere il momento adatto è dalla seconda metà di aprile in poi, all’aperto e nel nord-centro Italia, mentre a sud avviene certamente prima.
Sul terreno devono essere rispettate distanze di circa 50 cm per le varietà dolci, che hanno poi uno sviluppo maggiore, e 25-30 cm per quelle piccanti.
Irrigazioni

Dopo la prima irrigazione post trapianto, dovremmo provvedere sempre ad irrigare il peperone, che è molto esigente e ha un apparato radicale poco profondo.
Per limitare al massimo l’insorgenza delle malattie fungine, è importante irrigare bagnando solo il suolo e non la vegetazione, tramite annaffiatoio o tramite impianto di irrigazione a goccia.
Tutore per le piante
Sebbene le piante di peperone non arrivino ad altezze paragonabili a quelle dei pomodori, un tutore è sempre utile per sorreggerle, ed evitare che si sradichino col peso dei frutti, come spesso invece accade. In questo caso è sufficiente un bastone per pianta, anche basso, a cui legarla almeno in uno o due punti dello stelo.
Gestione dell’erba infestante
L’erba infestante deve essere tenuta a freno durante tutta la primavera e l’estate. Per non dover zappettare o strappare via a mano l’erba, è molto vantaggioso provvedere per tempo alla pacciamatura, ovvero la copertura del suolo libero, tramite teli neri, plastici o biodegradabili, oppure con materiali naturali come erba tagliata, fieno, paglia, sacchi di juta. C’è anche chi utilizza la lana di pecora, se disponibile.
Difendere i peperoni da malattie e parassiti
Uno degli aspetti più cruciali della coltivazione di una pianta a ciclo così lungo è la difesa fitosanitaria. Il peperone purtroppo è soggetto a varie avversità causate sia da patogeni fungini sia da insetti, ma con la dovuta pazienza e accortezza, è possibile arginare questi problemi con soli prodotti a basso impatto e ammessi in agricoltura biologica.
Le avversità più frequenti sono:
- afidi: minuscoli insetti a tegumento molle, succhiano la linfa vegetale e imbrattano le piante con i loro escrementi appiccicosi. Possiamo combattere questi insetti con Sapone Molle, un corroborante che ha l’effetto di eliminare gli insetti come questo senza lasciare inquinamento né sciupare i frutti;
- piralide del mais: è un lepidottero, ovvero una farfalla, la cui larva entra nei frutti cibandosene e provocandone il marciume. Possiamo provare ad allontanarla con Olio di Neem, che non è ufficialmente un fitofarmaco, ma un olio di semi del tutto naturale che ha la capacità di aiutare nella difesa dagli insetti nocivi;
- peronospora: si tratta di una malattia fungina capace di far avvizzire le piante. Si previene innanzitutto con ampie rotazioni colturali e assicurando un buon drenaggio al suolo. Ai primissimi sintomi possiamo trattare le piante con Rame Active, prodotto che contiene solfato di rame e lignosolfonati, questi ultimi composti naturali che favoriscono l’assimilazione del rame. Rame Active cura le microcarenze di rame ma ha anche l’effetto di bloccare le patologie fungine a carico delle piante.
Prevenire le scottature da sole
Il caldo intenso in alcune giornate estive può provocare dei danni da scottatura sui frutti del peperone, riconoscibili come chiazze depresse color beige. Per prevenirle ci viene in aiuto Caolino, una farina di roccia chiara che, distribuita sulle piante previa diluizione in acqua, forma una patina protettiva.
Raccogliere i peperoni
I peperoni idealmente devono essere raccolti quando sono maturi e assumono il colore tipico della varietà. Tuttavia, possiamo raccoglierli quando ancora sono verdi, purché non troppo presto, altrimenti sono ancora sottili e si perde prodotto. Nella raccolta conviene aiutarsi con coltello seghettato o forbici, perché con lo stacco a mano può esserci il rischio di strappare via parte della pianta.
Gestire i resti colturali
Una volta terminata tutta la coltura in autunno, le piante esaurite trovano impiego come materiale da compostare, e quindi da mettere nell’apposita compostiera o nel mucchio insieme a tutti gli altri scarti organici. L’importante è non lasciare questi residui sul terreno, specie se affetti da patogeni o parassiti, perché in questo modo svernerebbero lì e si moltiplicherebbero facilmente nell’anno successivo.
Rotazioni
Considerando che il peperone è una solanacea, non bisogna coltivarlo né prima né dopo altre solanacee, cosa di non facile gestione negli orti familiari, in cui abbondano pomodori, melanzane e patate. Con un pizzico di organizzazione però, si possono impostare corrette rotazioni e ridurre l’insorgenza delle malattie e dei parassiti specifici.