Avete mai pensato di coltivare il mirtillo? È un piccolo frutto particolarmente associato a un’idea di salubrità: effettivamente contiene molti preziosi nutrienti, come potassio, calcio, fosforo, vitamina C, vitamina K e vitamina A e di conseguenza assumerlo nella dieta è un toccasana.
Coltivare in proprio i mirtilli è una pratica che consente di mangiare sempre freschissimi questi alimenti così genuini e così costosi rispetto ad altri frutti. La pianta non è ingombrante e neanche difficile da coltivare, ma presenta delle esigenze molto particolari che è consigliato apprendere per evitare inutili delusioni. Con le dovute scelte ed accortezze, la produzione di mirtilli può davvero regalare delle belle soddisfazioni per lungo tempo, in colture professionali e in quelle amatoriali.
In questo articolo vi guidiamo quindi nella coltivazione del mirtillo dalla A alla Z, con un approccio rispettoso dell’ambiente ed incentrato sulla resa, perché è possibile coniugare al meglio i due aspetti partendo col piede giusto e avendo cura delle piante in ogni fase.
Le specie: mirtillo europeo e mirtillo gigante americano
Quando si parla di mirtillo bisogna innanzitutto distinguere tra le due specie principali:
- il mirtillo europeo (Vaccinium myrtillus): detto anche mirtillo di bosco, è quello dalla bacca piccola, che si può ancora trovare nei sottoboschi dove cresce allo stato spontaneo. Questo è un frutto delizioso, dal colore blu scuro e poco serbevole dopo la raccolta;
- il mirtillo gigante americano (Vaccinium corymbosum), quello più coltivato, col frutto dalle dimensioni maggiori, abbastanza serbevole, dal colore bluastro e attitudine alla raccolta meccanica, aspetto che ne ha sicuramente favorito la coltivazione professionale.
Le piante sono arbustive e perenni e nel caso del mirtillo americano possono raggiungere anche i 2 o 3 metri di altezza e possono arrivare a produrre addirittura fino a 50 anni! Le foglie sono decidue, glabre e dalla forma ovale allungata. I fiori sono portati a grappoli, bianchi e a forma di piccolo orcio. L’allegazione è alta in percentuale e molto favorita dalla presenza di api o altri impollinatori nell’ambiente, insetti preziosi che dovrebbero esser risparmiati evitando trattamenti alle piante con insetticidi non selettivi.
Un’altra caratteristica tipica del mirtillo è la facilità del suo apparato radicale ad instaurare delle simbiosi micorriziche con speciali funghi, che in cambio di nutrienti stimolano l’assorbimento radicale di acqua e nutrienti presenti nel suolo, a tutto vantaggio della crescita vegetale e della produzione.
Tipi particolari di mirtillo
Oltre alle due specie più comuni descritte sopra, ne esistono molte altre. Tra queste citiamo il mirtillo rosso europeo, detto anche “vite di monte” e il suo simile americano, detto cranberry. Come intuibile, entrambi hanno la bacca dal colore rosso.
Esigenze climatiche e pedologiche
Il mirtillo nelle diverse specie appartiene alla famiglia botanica delle Ericacee, piante che richiedono un pH molto acido del terreno, compreso tra 4 e 6. Già con pH 6, che è comunque acido, la pianta può soffrire carenza di ferro.
Questa è sicuramente una caratteristica basilare di cui tenere conto per la coltivazione del mirtillo, che se trascurata potrebbe comportare l’insuccesso totale della produzione.
Per il resto, il mirtillo ama suoli molto ricchi di sostanza organica, ben drenati e privi di calcare attivo.
Per quanto riguarda il clima, essendo piante tipiche di ambienti nord europei e nord americani, hanno una notevole resistenza al freddo invernale. Più pericolose possono essere le gelate primaverili, come per le altre specie da frutto. Tollerano anche il caldo, fino a 38°C, ma oltre queste temperature possono disseccare facilmente per difficoltà ad assorbire acqua a sufficienza.
Sebbene siano piante adatte ai sottoboschi, una buona esposizione luminosa favorisce molto la loro produzione.
Iniziare a coltivare il mirtillo: preparare il terreno
Il terreno che deve ospitare le piante di mirtillo deve essere soffice e lavorato in profondità, mediante attrezzi manuali o meccanici a seconda dell’estensione dello spazio.
Ma soprattutto deve essere arricchito di tanta sostanza organica e acidificato. Su questo ultimo aspetto, il punto di partenza è un’analisi del pH di partenza del suolo, che si misura facilmente mettendo campioni di suolo in acqua demineralizzata e immergendovi una cartina di tornasole.
Un ottimo correttivo dei terreni è Zolfo 80, in polvere, da distribuire al suolo, nelle buche di trapianto, fino all’ottenimento di un valore di pH almeno di 5.
Oltre alla correzione del terreno, bisogna provvedere ad una buona concimazione di fondo, meglio se con prodotti ammessi in agricoltura biologica. Tra questi si possono usare: Bioactive, Humus di Lombrico, Lo Stallatico, sono tutti fertilizzanti che incrementano la sostanza organica del suolo e forniscono nutrienti alle piante.

Coltivare il mirtillo fuori suolo
Le piante di mirtillo possono essere anche coltivate in vasi o altri contenitori su balconi o cortili fuori suolo. L’importante è che le piante abbiano un buon volume di terriccio, preferendo Terriccio per Acidofile, pensato apposta per piante con esigenze di pH acido.
Il trapianto delle piantine
Il periodo migliore per trapiantare le piantine di mirtillo è la primavera, e a sud già la fine dell’inverno.
Nel caso di impianto di mirtilleto, piccolo o grande che sia, è importante un’organizzazione a filari diritti e opportunamente distanziati. Tra ogni singola pianta vanno lasciate distanze di 2 metri mentre tra le file 3 metri. Questi sesti assicurano una buona luminosità alle piante, e anche un buon livello di ventilazione, che riduce l’instaurarsi di malattie crittogamiche.
Chi desidera provare a coltivare una sola pianta attorno all’orto o in giardino, o anche solo 4 o 5 piante, può disporle in modo più libero, l’importante è garantire sempre l’acidità del terreno in quei punti di trapianto.
Un vantaggio di questa coltura rispetto a more e lamponi è che non necessita di un sistema di tutoraggio (pali e fili metallici) perché le piante sono cespugliose e in grado di autosostenersi.
Irrigazioni
Le piante di mirtillo non hanno un apparato radicale profondo e, sebbene le simbiosi micorriziche aiutino nell’assorbimento idrico, carenze di acqua possono limitare sensibilmente le produzioni.
Pertanto è importante organizzare un impianto di irrigazione fin dalla messa a dimora delle piantine, preferibilmente a goccia, per risparmiare acqua e non bagnare la parte aerea della pianta.
Non bisogna irrigare ogni giorno, ma osservare il terreno e intervenire quando è asciutto sotto i primi centimetri.
Concimazioni periodiche per coltivare il mirtillo
Trattandosi di colture poliennali, i mirtilli devono poter ricevere ogni anno una buona concimazione, una delle condizioni su cui si basa la produzione.
Oltre ai concimi organici di cui sopra, è consigliato Iron Max, concime che aiuta nel mantenere l’acidità del terreno e che è particolarmente ricco di ferro. Ne bastano 30 grammi al metro quadrato.
Gestione sostenibile del suolo: inerbimento o pacciamatura
Un impianto vero e proprio di mirtilli, con sesti di 2 m x 3 come suggerito sopra, presuppone una gestione del terreno tra i filari. La scelta migliore dal punto di vista ecologico è quella dell’inerbimento naturale, mantenuto con sfalci periodici, e la pacciamatura attorno ad ogni singola pianta o lungo il filare. I materiali meno costosi sono la paglia e i teli, e se disponibili gli aghi di pino, che favoriscono il mantenimento dell’acidità.
Per poche piante è consigliato pacciamare con Corteccia di Pino.
Malattie e parassiti del mirtillo
Purtroppo le piante di mirtillo possono facilmente andare soggette a problemi come attacchi di insetti e malattie fungine.
La prevenzione delle avversità è legata alle corrette potature, irrigazioni e concimazioni. Ma anche all’uso regolare di corroboranti, prodotti derivati da sostanze naturali, che stimolano le difese naturali delle piante. Suggeriamo Ortica, Equiseto, Propolis, Tannino, solo per citarne alcuni tra una buona gamma di prodotti che consentono di prevenire insetti e malattie migliorando a volte anche le produzioni, clicca qui per conoscere prodotti e utilizzi. Propolis, ad esempio, essendo un prodotto composto da propoli, viene riconosciuto dalle api, che ne vengono attirate e fecondano maggiormente i fiori.
Vediamo le principali avversità e come possono essere gestite con scelte e con prodotti innocui per l’ambiente e per chi coltiva e consuma i frutti:
- Marciumi radicali: i marciumi radicali sono causati da funghi favoriti da ristagni idrici, in condizioni di scarso drenaggio del terreno. Le piante attaccate appassiscono e deperiscono. I marciumi causati dall’Armillaria si notano per la presenza di feltro bianco alla base delle piante e di funghi chiodini, che sono i corpi fruttiferi del fungo stesso. Possiamo arginare il problema con Tricoder, un prodotto contenente il fungo antagonista Trichoderma, che compete con altri microrganismi come quelli responsabili delle patologie fungine. Va distribuito al suolo sciogliendo 30 grammi in 4 o 5 litri di acqua;
- Monilinia del mirtillo, che si manifesta con imbrunimenti di germogli e grappolini fiorali fin dall’inizio della primavera, e ripiegamenti ad uncino dei germogli stessi. Si possono notare delle efflorescenze grigiastre simili a quelle della botrite. I frutti assumono un colore anomalo, bruno-rosato, e diventano molli e rugosi. Questa ed altre patologie, come in cancri, che causano alterazioni rosso-violacee depresse sugli steli, si possono debellare con dei prodotti che contengono rame. Alcuni concimi rameici come Rame Active, Rame 10, Rame 30, Rame 50 e Solfato di Rame, diluiti in acqua e irrorati sulle piante, proteggono da tali avversità oltre ad apportare il rame come elemento nutritivo;
- Insetti: tra i più temuti citiamo la Drosophila suzukii, detta anche moscerino dei piccoli frutti, le cui larve si cibano dei frutti. Un’ottima soluzione è rappresentata dalle reti escludi insetto, da apporre sopra ogni pianta o lungo l’intero filare dopo l’allegagione. Contro gli afidi è consigliato trattare con Sapone Molle, un corroborante con cui si riesce molto bene a risolvere l’attacco senza effetti negativi sull’ambiente.
Potatura del mirtillo
Le piante di mirtillo devono essere potate regolarmente perché crescano sane, equilibrate e diano una produzione costante. Consigliamo di potare ogni anno in modo parsimonioso invece che farlo intensamente ogni due o tre anni.
Nei primi due anni dal trapianto ci si limita a tagliare i rametti fruttiferi, quelli che portano le gemme a fiore. Questo perché una produzione di frutti così precoce indebolirebbe la pianta, che deve prima di tutto formare la propria struttura. In seguito, vanno tagliate alla base alcune delle branche che costituiscono cespuglio, eliminando quelle più vecchie, dato che ogni anno si generano nuovi germogli destinati a sostituirle. Con queste progressive sostituzioni, che lasciano 10-15 fusti per pianta, ogni 4 o 5 anni la pianta viene del tutto rinnovata. Questa manutenzione costante assicura una buona illuminazione all’arbusto e quindi frutti migliori e di qualità.
Il periodo ottimale per la potatura è la fine dell’inverno, passato il periodo di rischio gelate. Dopo la potatura è consigliato trattare le piante con Propolis, corroborante che favorisce la cicatrizzazione dei tagli e li disinfetta in modo del tutto naturale.
Propagazione del mirtillo per talea
Le piante di mirtillo possono essere moltiplicate con molta facilità tramite talea, mettendo a radicare rametti legnosi tagliati da piante sane durante l’inverno, da fine dicembre in poi, per fare in modo che abbiano accumulato abbastanza freddo. Con questa ultima condizione, infatti, radicano bene e attecchiscono.
La radicazione può avvenire in vasetti di dimensione proporzionata al ramo e riempiti di Terriccio per Acidofile.
Raccolta e produzione
La maturazione del mirtillo avviene tra luglio e settembre, a seconda dell’epoca di maturazione delle diverse cultivars. Le piante iniziano a rendere veramente dopo 4 o 5 anni. Nei primi anni produttivi si possono raccogliere circa 2 o 3 kg a pianta, ma questo risultato ovviamente dipende da tanti fattori che spaziano dal clima alla concimazione, dalla gestione fitosanitaria alla disponibilità idrica e altro ancora.

La maturazione comunque è scalare, e sono necessari più interventi di raccolta ogni settimana. Questo aspetto in una coltura amatoriale è sicuramente molto vantaggioso e, anzi, conviene trapiantare più cultivars a diverse epoche di maturazione.
In generale possiamo considerare il mirtillo come una coltura ottima per le produzioni amatoriali ma altrettanto valida per coltivazioni da reddito, soprattutto quando si ha poca superficie utile da coltivare, e bisogna farla rendere al massimo con prodotti remunerativi.