Sapevi che coltivare il melone non è così difficile? Come l’anguria, anche il melone è un frutto estivo che si coltiva negli orti con una discreta semplicità e tanta soddisfazione. Sebbene alcuni a volte si convincano che il proprio terreno non sia “adatto ai meloni” questa è più una credenza che una realtà; infatti, con le dovute attenzioni e cure si possono raccogliere meloni buoni praticamente da tutti gli orti.
Vediamo come coltivare il melone dalla A alla Z, e avere risultati soddisfacenti in termini sia di quantità sia di qualità. Il tutto rispettando l’ambiente grazie all’adozione di tecniche e mezzi ecosostenibili.
La specie
Il melone, Cucumis melo, è una pianta erbacea annuale della famiglia delle cucurbitacee, quella che comprende anche anguria, zucca, cetriolo e zucca da zucchine. Si tratta di una pianta macroterma, che ama il caldo e il sole e che si sviluppa sulla superficie del terreno mediante steli e ampie foglie. Come le altre cucurbitacee è una pianta monoica, con fiori maschili e fiori femminili, entrambi di colore giallo ma molto più piccoli di quelli vistosi di zucche e zucchine. La fecondazione avviene per opera delle api e degli altri impollinatori come i bombi.

Terreno e condizioni climatiche adatte per coltivare il melone
Il melone è la cucurbitacea più esigente in termini di calore e infatti capita spesso che le piantine trapiantate troppo presto all’aperto muoiano a causa del freddo. Conviene quindi attendere i primi di maggio o anche oltre, se necessario, perché le temperature ottimali di sviluppo per questa specie sono attorno ai 30 °C diurni e 18-20 °C notturni. La posizione deve essere ben assolata e possibilmente riparata dai venti forti, poiché il melone ne è abbastanza sensibile.
I terreni migliori sono quelli di medio impasto, né molto sabbiosi né molto argillosi, drenati bene e ricchi di sostanza organica. Quest’ultima caratteristica dipenda moltissimo dalla gestione di chi coltiva.
Lavorazioni e concimazioni del terreno

Prima del trapianto il terreno deve essere adeguatamente lavorato, mediante vanga o forcone. Questo per assicurare un buon allentamento in profondità e quindi anche un drenaggio sufficiente. Successivamente si usano zappa e rastrello per disgregare le zolle rimaste e per pareggiare la superficie di coltivazione. Per grandi estensioni di solito il terreno si prepara con un motocoltivatore, altrimenti l’impegno fisico risulterebbe eccessivo.
La lavorazione del terreno coincide con il momento della concimazione di fondo, che assicura un buon apporto di sostanza organica alla coltura per tutta la durata del suo ciclo.
I prodotti consigliati per questo scopo sono:
- Bioactive: è un concime che non fornisce solo nutrienti, ma anche inoculi di micorrize, ovvero funghi che instaurano simbiosi positive con le radici delle piante. Bioactive contiene anche il Trichoderma, un altro fungo ad effetto antagonista che migliora la resistenza delle piante a patogeni terricoli come quelli responsabili delle tracheofusariosi o delle tracheoverticillosi. Si tratta quindi di un concime che svolge anche l’effetto di biostimolante;
- Humus di Lombrico: si tratta di un ottimo concime organico, ottenuto dalla digestione del letame da parte dei lombrichi, che trasformano questo materiale degli allevamenti in un ammendante particolarmente ricco di enzimi e di nutrienti per le piante;
- Lo Stallatico: si tratta del più comune concime organico, adatto a tutte le piante, per una nutrizione completa ed equilibrata.
La semina e il trapianto delle piantine
Il melone può essere seminato direttamente all’aperto. Questa pratica, ancora molto in uso, consiste nel mettere 2 o 3 semi per ciascuna buchetta e poi scegliere la piantina migliore da far crescere, per eliminare le altre. Tuttavia, è consigliato senza dubbio realizzare la semina in semenzaio coperto, dal mese di marzo, in contenitori alveolati, vaschette o vasetti. Oggi in commercio esistono anche tanti contenitori da semina realizzati con materiali biodegradabili, come lolla di riso o fibra di cocco; questi possono anche essere interrati direttamente insieme alle piantine. Quale che siano i contenitori scelti, il terriccio con cui riempirli deve essere fine e di buona qualità.
Il Terriccio Professionale, in sacchi da 70 litri, è un substrato che risponde a questa esigenza, perché è composto da fini torbe bionde e torbe brune e arricchito da un concime minerale complesso che supporta le piantine nelle fasi iniziali di crescita.
Quando le piantine sono arrivate allo stadio ottimale per il trapianto, ovvero hanno sviluppato 3 foglie vere ad esclusione dei due cotiledoni iniziali, si metteranno all’aperto, alle distanze di circa 1 metro sulla fila e 1,5 metri tra le file. Conviene però far acclimatare le piantine un paio di giorni fuori dal semenzaio sempre nei loro contenitori.
Nella fase di messa a dimora è auspicabile apportare del nutrimento a pronta e lenta cessione come:
- Brave Crescita Sana: è un prodotto innovativo a base di sostanza organica umificata, batteri della rizosfera e inoculi micorrizici, e anche questo ha quindi un effetto nutritivo e biostimolante insieme;
- Ortofrutta Bio: è un fertilizzante completo misto organico e minerale, ottimo per la crescita e la produzione di tutti gli ortaggi e i fruttiferi. Ha una formulazione in pellet ed è particolarmente ricco di potassio, elemento fondamentale per ottenere frutti dolci e di qualità.
Tipi di melone
I tre tipi di melone, a cui appartengono numerose varietà, sono:

- reticolato, forse il più conosciuto, ovale con le classiche costolature e dalla buccia un po’ rugosa;
- cantalupo, tondo o leggermente schiacciato, con buccia liscia, e internamente arancione come il precedente, e mediamente più piccolo;
- inodorus, ovale, grande, con buccia o rugosa o liscia ma senza costolature. Questo tipo di melone, molto diffuso al sud, internamente è verde o bianco.
Le prime fasi di sviluppo
Durante le prime fasi la pianta concentra le proprie risorse nell’attecchire e nello sviluppo radicale, poi si può apprezzare anche una crescita della parte aerea. L’acqua non deve mai mancare in questo periodo, ma deve essere somministrata in base allo stato del terreno, senza eccessi.
La cimatura del melone
Una pratica molto in uso con il melone è la cimatura, che consiste nell’asportare l’apice subito dopo la seconda foglia, quando la pianta ha emesso la quarta foglia. In questo modo, all’ascella delle due foglie che sono rimaste nascono due nuovi rami che, non appena emettono la quinta foglia, devono a loro volta essere cimati dopo la terza foglia. Inoltre, viene stabilito di far produrre al massimo da 2 a 6 frutti per pianta con la tecnica del taglio dello stelo dopo la prima foglia cresciuta dopo il frutto.
Tutte queste tecniche servono a chi vuole anticipare la produzione ed avere frutti di dimensione maggiore, ma non sono indispensabili. Lasciata svilupparsi naturalmente, una pianta di melone produce diversi frutti, magari più piccoli, e a maturazione scalare, ma negli orti privati questo di solito non rappresenta un problema bensì un vantaggio.
Gestire le irrigazioni
L’irrigazione del melone è importante perché si tratta di una pianta che cresce durante un periodo caldo e a volte siccitoso, e perché il frutto è molto acquoso. Predisporre un impianto di microirrigazione è la scelta più consigliata, perché permette di bagnare solo il suolo e non la parte aerea delle piante, aspetto che previene le patologie fungine, e consente anche un risparmio idrico e di tempo.
Le irrigazioni vanno sospese quando i frutti stanno maturando, in modo che non si spacchino, che il loro succo sia concentrato e che abbiano quindi un buon sapore dolce.
Erbe infestanti
Contro la crescita rapida e incessante delle erbe spontanee la soluzione migliore per la coltivazione del melone è la pacciamatura. Infatti, sebbene all’inizio si possa zappare o sarchiare tra le file, con attrezzi manuali o con la motozappa, ben presto la crescita degli steli intralcerebbe questo lavoro, e costringerebbe a pulizie manuali. La stesura dei classici teli neri, o di plastica o biodegradabili, prima del trapianto è un ottimo investimento di tempo. L’alternativa è di utilizzare materiali organici come fieno, paglia, erba, lana di pecora e altri materiali ancora, da sistemare dopo il trapianto delle piantine.
Avversità: prevenzione e cure
Le piante di melone possono andare facilmente soggette a diversi tipi di avversità, ma le soluzioni ecosostenibili sono del tutto sufficienti a prevenirle e ad arginarle, a patto che vengano praticate correttamente e scrupolosamente. Tra queste vi è senza dubbio la prevenzione, come la pratica delle rotazioni colturali, le irrigazioni che evitino di bagnare la parte aerea delle piante, le concimazioni equilibrate e il rispetto delle giuste distanze di impianto.
Di grande utilità sono anche i trattamenti preventivi con i corroboranti, prodotti di origine naturale che hanno lo scopo di potenziare le difese naturali delle piante rendendole più resistenti alle avversità di vario genere.
Tra i prodotti più utili citiamo:
- Zeolite: è una farina di roccia di colore bianco, tendente leggermente al grigio chiarissimo. Disciolta in acqua per trattamenti sulla parte aerea delle piante, le preserva da patogeni fungini e da insetti. Il suo meccanismo di azione consiste nel sottrarre umidità alla superficie dei tessuti vegetali, e quindi toglie le migliori condizioni per lo sviluppo dei funghi. Quanto agli insetti, forma sui tessuti una pellicola abrasiva che ostacola le attività trofiche;
- Lecitina di Soia: estratta dai semi della soia, è una sostanza naturale che protegge le piante dalle patologie fungine favorendo la resistenza delle pareti cellulari;
- Caolino: è una farina di roccia, in questo caso di minerali argillosi, protegge da varie avversità e anche dalle scottature da sole.
Il melone, in particolare, può essere colpito da alcune patologie fungine come la peronospora delle cucurbitacee. Le possiamo bloccare dai primi sintomi con Rame Active; un prodotto a base di solfato di rame complessato con lignosolfonati per una migliore efficacia sulle piante. Rame Active tecnicamente è un fertilizzante rameico, ma svolge anche la funzione di bloccare i patogeni fungini, soprattutto dopo piogge prolungate e forte umidità atmosferica, condizioni ambientali predisponenti.
In caso di afidi è possibile invece ricorrere a Sapone Molle. Si tratta di un corroborante che, applicato sulle piante nelle ore fresche della giornata, e in diluizione in acqua, ha un effetto risolutivo e non inquina.
Mentre nel caso di tripidi, che lasciano le foglie piene di tantissime microlesioni puntiformi, l’OIio di Neem è l’ideale, un prodotto di origine naturale ed efficace nell’allontanare questi insetti dannosi.
La raccolta: comprendere il momento della maturazione
Capire quando i meloni sono pronti da raccogliere è relativamente semplice, poiché a questo stadio hanno un colore di fondo giallastro, e profumano deliziosamente. Ma attenzione: questa osservazione deve essere condotta per ogni singolo frutto, perché la maturazione non è contemporanea per tutti quelli presenti sulla pianta, ma al contrario è scalare. Il periodo di raccolta è tra luglio e agosto e indicativamente da una superficie di 10 mq si possono ottenere circa 20 kg di frutti.
Melone e rotazioni
Nella coltivazione biologica del melone, o comunque in una coltivazione che si ispira a tale metodo e che ha come scopo anche la sostenibilità ambientale e la prevenzione da malattie e parassiti, la rotazione è una delle pratiche più importanti. Questo comporta la coltivazione del melone ogni anno in spazi diversi, tenendo anche conto di non coltivarlo dove siano state altre cucurbitacee l’anno precedente. A volte impostare le rotazioni in modo corretto non risulta facile. Quindi è sempre consigliato tenere un diario dell’orto o degli schemi da ricontrollare di anno in anno. Ad ogni modo, dopo la raccolta degli ultimi meloni ad agosto, quel terreno può essere sfruttato per alcune colture autunnali come cavoli, radicchi o endivie.