Avete mai pensato di coltivare il carciofo nel vostro orto? Si tratta di è un ortaggio tipicamente mediterraneo, molto amato e apprezzato per la sua salubrità, per il sapore particolare e per le innumerevoli preparazioni culinarie in cui può essere declinato, dalle più semplici alle più ricercate.
Il prezzo di mercato del carciofo, notoriamente più alto rispetto a quello delle altre verdure, trova ragione nel fatto che la pianta è poliennale ma la produzione è concentrata in un breve periodo dell’anno. Inoltre, ha un basso indice di raccolto, ovvero un basso rapporto tra la parte di pianta che si mangia e la sua massa totale. In parole più pratiche, è poco quello che si raccoglie rispetto a tutto lo spazio che la coltura occupa, e quest’ultimo aspetto non la rende molto adatta agli orti piccoli, in cui bisogna valorizzare la superficie al meglio. Di contro, si tratta di una coltura relativamente semplice e che si presta molto bene alla gestione biologica o ecosostenibile.
Di seguito sono riportati suggerimenti per coltivare il carciofo fin dalla fase di impianto, con le cure necessarie in ogni stagione e fino al raccolto, il tutto in un’ottica di sostenibilità ambientale e di resa soddisfacente, due aspetti sicuramente coniugabili.
La pianta
Il carciofo (Cynara scolymus) è una specie pluriennale della famiglia botanica delle composite, a cui appartengono anche il cardo, il girasole, le insalate dei gruppi delle lattughe, delle cicorie e delle endivie, e tante altre specie commestibili e ornamentali. Il carciofo ha origini mediterranee ed era già conosciuto dagli antichi egizi e dagli etruschi.

La pianta ha un robusto apparato radicale molto rizomatoso, che raggiunge il metro di profondità, è dotato di foglie molto lunghe, con una spessa nervatura centrale e disposte a rosetta sullo stelo. Lo scapo fiorale supera 1,5 metri di altezza e viene emesso in primavera o in autunno, a seconda delle varietà. Al termine dello scapo e delle ramificazioni si trovano i capolini, ovvero le infiorescenze, che sono la parte che ci interessa. Il capolino centrale è il più grande, mentre quelli delle ramificazioni laterali sono di dimensione inferiore. Quello che noi mangiamo del carciofo è tecnicamente l’infiorescenza (conformata, come anticipato, a capolino) ancora dischiusa, e quindi immatura.
Esigenze di clima e di terreno
Il carciofo è una pianta adatta al clima del Mediterraneo, e trova le migliori condizioni nelle temperature miti di autunno e primavera, quando vegeta e produce. Attraversa una fase di stasi estiva in concomitanza con il caldo e un riposo invernale.
Temperature inferiori a 0°C possono danneggiare la parte aerea della pianta in modo permanente e a -10°C si ha la morte dell’apparato radicale. Di conseguenza non è una coltura adatta a zone caratterizzate da inverni veramente rigidi.
Per quanto riguarda il terreno, il carciofo risulta adattabile a molte condizioni diverse, sebbene la tessitura ideale sia quella di medio impasto, con un buon drenaggio. Il pH ottimale spazia da 6 a 8.
Varietà più comuni ed epoche di maturazione
Del carciofo esistono varietà rifiorenti e non rifiorenti. Le prime, soprattutto quelle coltivate nel Sud e nelle isole (tra cui il noto carciofo Spinoso Sardo e il Catanese) danno una produzione abbastanza continua, dalla primavera all’autunno, mentre le seconde producono in primavera, e sono quelle tipiche del Centro Nord (come Romanesco e Violetto di Toscana). A seconda di dove la persona vive, si orienterà quindi sulle varietà più adatte e tipiche della propria zona di coltivazione.
Preparare il terreno per coltivare il carciofo
Per l’impianto della carciofaia bisogna tenere conto del fatto che si tratta di una specie poliennale, destinata a durare anche 6-7 anni, e quindi la scelta del luogo deve essere ben pensata, in quanto sarà poi definitiva.
Il terreno per coltivare il carciofo deve essere lavorato bene e in profondità, anche a causa del profondo apparato radicale. Se si intendono mettere a dimora poche piante, è possibile vangare manualmente, ma per un appezzamento di 100 metri quadrati e oltre è decisamente meglio ricorrere ad un motocoltivatore.
Prima dell’impianto è fondamentale una concimazione di fondo, che apporti tanta sostanza organica al suolo e nutrimento alle future piante.
Per questo scopo esistono diversi concimi, ammessi anche in agricoltura biologica:
- Bioactive: Questo fertilizzante fornisce nutrienti e inoculi di micorrize, ovvero funghi che instaurano simbiosi positive con le radici delle piante per un mutuo vantaggio. Inoltre è presente anche il fungo Trichoderma, un antagonista di vari patogeni terricoli che migliora così la resistenza delle piante e le protegge da marciumi radicali e altre avversità;
- Humus di Lombrico: è un concime organico frutto della digestione del letame da parte dei lombrichi, che lo trasformano in un ammendante particolarmente ricco di enzimi e nutritivo per tutte le piante. Il prodotto è praticamente inodore e risulta quindi particolarmente gradevole;
- Lo Stallatico: è il concime organico maggiormente conosciuto, un classico delle coltivazioni biologiche amatoriali e non, ed è adatto a tutte le piante da orto e da frutto per una fertilizzazione completa ed equilibrata.

Mettere a dimora una carciofaia
Tradizionalmente per coltivare il carciofo si parte mediante l’impianto di ovoli o di carducci, due parti di pianta usate per la riproduzione agamica, ovvero senza passare per il seme, ma è ormai frequente anche il normale trapianto di piantine come si fa per gli altri ortaggi. Gli ovoli sono i polloni ancora non sviluppati, mentre i carducci sono germogli che sviluppano dalle gemme presenti sul rizoma in autunno, che devono comunque essere diradati e vengono utilizzati per gli impianti autunnali di carciofaie.
Se si sceglie l’acquisto di piantine, il trapianto avviene di norma in primavera.
I sesti di impianto devono essere almeno di 1 m x 1 m, ma meglio anche 1 m x 1,5 m o anche oltre per avere più spazio tra le file.
Nel momento della messa a dimora è opportuno apportare del nutrimento con alcuni prodotti particolarmente indicati:
- Brave Crescita Sana: si tratta di un prodotto innovativo a base di sostanza organica umificata, batteri della rizosfera e inoculi micorrizici, per un effetto nutritivo e biostimolante contemporaneamente;
- Ortofrutta Bio: si tratta di un concime completo misto organico e minerale, valido per tutti gli ortaggi e le piante da frutto. Ha una formulazione in pellet.
Irrigazione
L’irrigazione è necessaria sia dopo l’impianto, sia per il periodo primaverile estivo. Un ottimo sistema irriguo è la microirrigazione con l’ala gocciolante, che consiste nella posa di tubi forati che scorrono ciascuno lungo ogni fila di piante, e dispensano acqua gradualmente per un assorbimento lento e completo, senza la bagnatura della parte aerea.
La scarducciatura
La scarducciatura è una sorta di potatura del carciofo, che consiste nell’eliminare tutti i carducci in eccesso, altrimenti le piante diverrebbero molto cespugliose e disordinate, con un ritardo nello sviluppo. La pratica si esegue nel periodo autunnale dopo il primo anno dall’impianto e i carducci più robusti possono essere utilizzati per espandere la coltivazione.
Uso dei corroboranti per piante forti e sane
Perché la carciofaia si mantenga sana per tutti gli anni di vita produttiva, è importante prevenire malattie e attacchi di insetti mediante regolari trattamenti con prodotti di origine naturale che aiutano le piante allo scopo. Questi sono i corroboranti, prodotti tecnicamente definiti come potenziatori delle difese naturali della pianta. Ecco quelli suggeriti per coltivare il carciofo.
Consigliamo:
- Zeolite: farina di roccia di colore bianco-grigiastra, disciolta in acqua per trattamenti sulla parte aerea delle piante, le protegge dai patogeni fungini e dagli insetti. Il velo sottile di farina sulla vegetazione ha un effetto igroscopico, ovvero sottrae umidità ai tessuti vegetali, e scoraggiando lo sviluppo dei funghi. Questo velo risulta anche abrasivo per gli insetti, ostacolando la loro masticazione;
- Lecitina di Soia: è una sostanza naturale estratta dai semi della soia che favorisce la resistenza delle pareti cellulari all’ingresso dei patogeni;
- Caolino: è una farina di roccia argillosa che protegge da varie avversità e anche dalle scottature da sole e la si usa diluita in acqua come nel caso della zeolite.
Avversità nel coltivare il carciofo: malattie
Tra le patologie fungine più comuni a carico del carciofo citiamo:
- peronospora, soprattutto presente nelle coltivazioni fitte, molto irrigate e concimate. Si manifesta con la presenza di macchie giallastre tondeggianti sulla pagina superiore delle foglie, in corrispondenza delle quali si forma della muffa sulla pagina inferiore. Conviene asportare quanto prima le parti di pianta infette e realizzare un trattamento con Rame Active. Si tratta di un prodotto rameico dalla buona efficienza di impiego grazie alla presenza dell’agente complessante (lignosolfonati estratti dagli alberi).
- oidio: lo stesso fungo colpisce il cardo e il carciofo e si riconosce per le macchie clorotiche tondeggianti e la classica efflorescenza biancastra dall’odore di funghi. Queste infezioni sono frequenti soprattutto a fine estate e inizio autunno e possono essere bloccate tempestivamente mediante prodotti a base di zolfo, come Zolfo Fluido, in formato liquido, e Zolfo 80, polverulento. In entrambi i casi è necessaria la diluizione in acqua nelle dosi indicate sulle confezioni e nella scheda prodotto.
A volte ingiallimenti diffusi della pianta possono essere determinati da asfissia radicale, provocata da uno scarso drenaggio del terreno. In questo caso è necessario osservare bene lo stato del suolo e delle radici, sacrificando una pianta per verificare. Nel caso si confermi questo problema, è necessario provvedere a migliorare le condizioni del terreno con lavorazioni opportune.
Le avversità del carciofo: insetti
Gli insetti che possono arrecare danni alle piante di carciofo sono soprattutto:
- nottue: lepidotteri che depongono le uova alla base delle piante. Le larve che fuoriescono si cibano delle foglie, scavandovi gallerie che danneggiano la pianta. Bioinsetticidi utili a debellare questi parassiti sono quelli a base di Bacillus thuringiensis o di Spinosad. Gli stessi prodotti possono aiutare nella lotta alla Vanessa del cardo, contro le tignole e la piralide dei capolini, altri insetti nocivi dell’ordine dei lepidotteri. Prima dell’uso di questi prodotti è fondamentale leggere l’etichetta e attenersi a quanto suggerisce per dosi e precauzioni di utilizzo, compresa la necessità di indossare dei Dispositivi di Protezione Individuale (DPI);
- afidi: anche il carciofo non è risparmiato da questi piccoli insetti che succhiano la linfa da vari organi. Per fortuna trattamenti a base di Sapone Molle o Olio di Neem li tengono facilmente a freno. Entrambi i prodotti si utilizzano diluiti in acqua, non sono tecnicamente degli agrofarmaci e non lasciano residui inquinanti nell’ambiente. Per evitare bruciature alle piante, è sempre bene eseguire il trattamento nelle ore fresche della giornata.

Raccolta
Durante i periodi di produzione delle diverse varietà, i carciofi devono essere raccolti tempestivamente, prima che induriscano e aprano le brattee. Carciofi non raccolti in tempo si aprono e diventano dei graziosi fiori violacei, ma sicuramente sarebbe un peccato non poterli più gustare. Il capolino più grande, come anticipato all’inizio, è quello centrale, ma vi è anche una consistente produzione di quelli laterali più piccoli, che nell’industria si utilizzano per la produzione dei classici carciofini sott’olio o sott’aceto. Da una carciofaia di 100 mq si può ottenere un raccolto variabile tra 50 kg e 100 kg.
Carciofo e rotazioni
Considerando che la coltura del carciofo è poliennale, non entra in un piano di rotazione come le altre specie, però una volta terminata la coltura, quando cioè la produzione inizia a declinare sensibilmente, lo spazio potrà tornare ad essere occupato da altre specie annuali, meglio se non della famiglia delle composite per il primo anno. Una nuova carciofaia dovrà essere allestita su un altro appezzamento per altri anni, e così via.